ROVIGO – “Una scena spettrale in uno scenario apocalittico. Dimenticare?….impossibile! Solo una mano anonima affiorava dal fango. Il resto era mistero.
Sorpresa e mistero caratterizzavano il clima vissuto da quel piccolo gruppo di giovani alpini comandati a recuperare i morti causati dall’incoscienza, dalla sete di denaro e dalla disumanità della speculazione. Solo una mano anonima, poco distante dalle macerie della chiesa di Longarone. Diventava per noi il riferimento per individuare cosa celava quel fango.
Un compito grave e delicato per dei giovani che improvvisamente diventavano coscienze adulte. Che improvvisamente assestavano un colpo determinante alla maturazione della loro storia personale.
Ero ufficiale del 7° Reggimento Alpini ed il 9 Ottobre del 1963 ero stato svegliato da un allarme dopo solo pochi minuti di sonno. Solo poche e confuse notizie trapelavano. Nemmeno la destinazione era stata comunicata, ma dopo poco fummo scaricati nei pressi di Faè e fatti proseguire a piedi. I minuti che passavano e lo scenario che andavamo a scoprire manifestavano sempre più l’enormità del compito che ci aspettava. I primi morti si cominciavano a vedere già sulla foce del torrente Maè che scende dalla Valle di Zoldo. Dopo una breve marcia ci fu assegnato lo spazio in cui operare” ricorda il rodigino Giovanni Nonnato.
“Il Plotone composto da Vicentini, Romagnoli ed Altoatesini, solitamente chiacchieroni e rumorosi, in questa circostanza manifestavano un approccio estremamente responsabile e silenzioso. Cominciarono a rimuovere il fango con una perizia ed una sensibilità che nemmeno il più qualificato archeologo avrebbe saputo usare. Alla fine del lavoro si appalesò che la mano era di una giovane mamma. Le braccia avvolgevano i suoi due bambini, in età scolare, che erano nel loro lettone. Non è stato possibile capire se si trattava dell’amorevole gesto serale di saluto o del disperato ed inutile tentativo di proteggere le sue creature dall’onda criminale che stava impedendo loro di diventare adulti. In mezzo a tanto dolore a noi fu possibile toccare un inequivocabile gesto di grande amore.
Questo è parte del mio ricordo di quel tragico evento. Questa è l’immagine indelebile che mi si appalesa spesso, non solo in occasione del triste anniversario a quasi sessant’anni dal disastro.
Dimenticare?…Impossibile! Ricordare. Un dovere!” esorta Nonnato in occasione del triste anniversario del disastro che causò 1910 vittime accertate e centinaia di dispersi.