A Rovigo lectio magistralis  di Andrea Rinaldo, vincitore dello Stockholm Water Prize 2023 

Il professore è intervenuto lunedì 18 settembre in Aula Magna di via Badaloni nel corso dell’inaugurazione del Nuovo Centro studi sugli impatti dei cambiamenti climatici  

ROVIGO – Vorrei cominciare queste riflessioni sul governo dell’acqua nel mondo che cambia, osservando che si tratta di un tema centrale rispetto alle attività del centro studi sugli impatti dei cambiamenti climatici dell’Università di Padova in Rovigo che si inaugura oggi. Era ed è a mio giudizio un’idea portante di grande modernità e rilevanza nel rispetto della vocazione dei luoghi, delle regole che la fondazione Cariparo – cui non saremo mai abbastanza grati per la lungimiranza nel promuovere la cultura come motore di sviluppo neo suo territorio di riferimento – si è data da tempo e delle regole per corsi extra moenia dell’Università di Padova.

Lo sviluppo economico e sociale dei territori di riferimento non può mai essere astratto dai grandi temi di salvaguardia connessi alle acque, la materia di questa conversazione: piene, siccità e una equa distribuzione delle risorse naturali. Inoltre, tocca la fondazione Cariparo direttamente: ho letto con curiosità le aspettative di vigilanza sui rischi climatici e ambientali nel recente documento della Banca d’Italia.

Ogni modello di crescita sostenibile si basa sulla piena integrazione di fattori ambientali, sociali e di governance.

Questa innovazione dei paradigmi tradizionali della crescita economica – ormai centrale nelle agende politiche – vuole promuovere progresso a lungo termine (cosí antikeinesiano), resiliente alle perturbazioni (carestie, guerre, epidemie) essenziale per gestire le trasformazioni che la società e il sistema economico si troveranno a fronteggiare nel futuro: i cambiamenti climatici, le politiche di decarbonizzazione, il degrado degli ecosistemi e la perdita di biodiversità (oltre a rischi della crescita delle disuguaglianze e di una limitata inclusione sociale). Sembra di leggere un proclama del WWF e invece viene da una istituzione non esattamente eversiva come la Banca d’Italia. Forse allora, come scrive Jared Diamond, maitre à penser, ambientalismo e capitale hanno spesso interessi convergenti.

Come si declinano nel contesto accademico e sociale del centro che oggi si inaugura (LEGGI ARTICOLO) queste prospettive?

Pensiamo a Venezia, dove sono nato e cresciuto. Palazzo Franchetti, l’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti (da 200 anni), la salvaguardia di Venezia da 150 anni; questa immagine suggerisce: da un lato la fragilità esposta dalla pandemia e dai fenomeni che avrebbero richiesto il macinare dei decenni per propagarsi anche solo 100 anni fa, invece di una settimana, dall’altro la rapidità con cui la natura si riprende lo spazio che le abbiamo sottratto

La parola chiave è dunque la rapidità

Se osserviamo l’hockey-stick diagrams di tutti gli indicatori economici e sociali e biogeochimici, notiamo l’accelerazione: quello che sgomenta è la rapidità del ciclo (pintor in servabo). Nonostante la definizione e l’attuazione di politiche atte a contrastare gli effetti del cambiamento climatico siano principalmente compito delle autorità governative, rimane centrale il ruolo del sistema finanziario: l’entità degli investimenti necessari per favorire la transizione richiede infatti l’apporti di risorse private, rendendo imprescindibile il ruolo dell’industria bancaria e finanziaria quale canale di indirizzo questo vale per il radicale ripensamento della protezione idraulica del territorio (le piene).

Torniamo al novembre 1966, le colate detritiche negli anni Sessanta e oggi. E i disastri del fare (Bardonecchia), il ripensamento della difesa idraulica (Brenta a Limena 22 m.s.l.m.m. – prato della valle 12 m.s.l.m.m.), il Piave, il dialogo di ambiente naturale e ambiente costruito ha riflessi idraulici e legati al cambio climatico importanti.

Il forestiero che fosse passato nelle terre del Nord- est d’Italia e soprattutto in veneto una generazione fa e vi tornasse oggi, difficilmente riuscirebbe a riconoscere questi luoghi. Così inizia un esame del contesto territoriale, paesaggistico, dei sistemi insediativi, dei rapporti fra costruito e aperto, fra lavorare e risiedere, fra terra e acqua, osservando la rapidità delle trasformazioni del nostro veneto che in passato avrebbe richiesto il macinare dei secoli. Riflettere su questi temi significa interrogarsi non solo sulla relazione fra trasformazioni del paesaggio, uso del suolo e dinamiche delle risorse naturali, ma anche su un’etica dello sviluppo che tenga conto di un’equa distribuzione dei privilegi e delle risorse. Non si tratta di temi facilmente inquadrabili perché non si può separare una discussione sulla natura delle risorse dai più ampi temi culturali che la circondano. Uno in particolare: il rapporto fra ambiente naturale e ambiente costruito. Ci si chiede, infatti, se possiamo aspettarci che sia la natura a provvedere qualità urbana, ambientale e della vita.

Eppure il concetto di paesaggio culturale secondo cui il paesaggio-natura è arricchito dagli esiti delle attività dell’uomo deve essere per forza complementare a una lettura attenta del vero spazio vitale (il Lebenstraum di Friedrich Ratzel), quello che incontra la storia e le strutture invisibili: gli assetti dell’economia, l’organizzazione politica e sociale, le pratiche giuridiche, le espressioni della sensibilità collettiva, le tradizioni dei luoghi.

Nel caso della semiologia del paesaggio idraulico, si tratta di strutture non invisibili ma per forza invasive, specie se le pensiamo analoghe a quelle prodotte dal dispotismo necessario alle società costruite sullo sfruttamento dei grandi fiumi. Quali soglie di utilità rendono sopportabili le grandi opere idrauliche, con i loro segni vistosi sull’ambiente? Ci si chiede, in particolare, quali meccanismi governino i processi con cui questi segni acquistano il pregio di bene culturale da conservarsi, e anche se sia obbligatorio che l’ambiente paghi un alto tributo a migliorate condizioni di vita. In alcuni casi ovvio il campo da scegliere, nel caso degli eccessi speculativi e del saccheggio abusivo del territorio per esempio. Spesso però non è facile scegliere il peso relativo di valori immateriali nella qualità della vita. La maturazione di una sensibilità collettiva che percepisca sia il valore dei segni residui e del paesaggio che li raccoglie, sia la vera cifra culturale e tecnica delle proposte di intervento insieme al valore sociale ed economico dei benefici attesi, è necessaria in una società desiderabile.

Eppure segni infelici ve ne sono molti. Non è difendibile l’alluvione di bruttezza prodotta dai capannoni industriali, dalla nuova edilizia residenziale o dai grandi centri commerciali, che affliggono il veneto in modo speciale. Sembra che dagli anni Cinquanta in poi il bel paese abbia completamente dimenticato l’arte del costruire, come se non fosse predisposto al benessere generalizzato. Cosa direbbe Goethe, che magnificò nel Viaggio in Italia del 1786 la stupenda bellezza della campagna fra Padova e Vicenza, se potesse vedere l’odierna teoria ininterrotta di capannoni che decorano quelle stesse strade? Il paesaggio sfregiato è il dolore di Andrea Zanzotto e di tutti.

Slide 1
Slide 2
Slide 3
Slide 4
Slide 5

Le siccità – due facce della stessa medaglia? Una legge ineludibile (Clapeyron)

Rapidità della transizione siccità – piene

Proiezioni della variazione nel rsl a Venezia nel contesto delle osservazioni storiche: le proiezioni regionali contenute nel sesto rapporto dell’Intergovernmental panel for climate change recentemente pubblicate (luglio 2021) prevedono un aumento del livello medio del mare entro il 2100 di 28-55 centimetri nel loro scenario più ottimistico di riscaldamento globale; da 63 a 101 centimetri nello scenario più pessimistico. Nel loro scenario intermedio – ritenuto il più probabile – relativo a un aumento medio della temperatura di 2,1-3,5 gradi, l’innalzamento del livello medio del mare risulterebbe essere di 44-76 centimetri, che, nel caso di Venezia, sarà aggravato dall’inevitabile subsidenza naturale (stimata in circa 2 mm all’anno) della piattaforma geologica su cui si fonda Venezia. 

Dalla slide, che vi spropongo, possiamo vedere che i risultati per una stazione (una di 5) (sx) scenari futuri di rsl fino al 2100 (blu rcpa4.5 e rosso rcp8.5) 95% intervallo di confidenza. (dx) curve caratteristiche dei tempi di ritorn0 per livelli estremi in verde le stime usando il record sperimentale disposizione – in rosso e in blu le stime che ricomprendono le proiezioni della evoluzoine del medio marino (accurate estimates of the probability of extreme sea levels are pivotal for assessing risk and the design of coastal defense structures. This probability is typically estimated by modelling observed sea-level records using one of a few statistical approaches. In this study we comparatively apply the generalized extreme value (gev) distribution, based on block maxima (bm) and peak-over-threshold (pot) formulations, and the recently metastatistical extreme value distribution (mevd) to four long time series of sea-level observations distributed along european coastlines. A cross-validation approach, dividing available data in separate calibration and test sub- samples, is used to compare their performances in high-quantile estimation. To address the limitations posed by the length of the observational time series, we quantify the estimation uncertainty associated with different calibration sample sizes, from 5 to 30 years. Focusing on events with a high return period, we find that the gev-based approaches and mevd perform similarly when considering short samples (5 years), while the mevd estimates outperforms the traditional methods when longer calibration sample sizes (10-30 years) are considered. We then investigate the influence of sea-level rise through 2100 on storm surges frequencies. The projections indicate an increase in the height of storm surges for a fixed return period that are spatially heterogeneous across the coastal locations explored.

Dunque? Il centro per l’adattamento ai cambi climatici è al centro di un dibattito fondamentale che impegnerà ricerca e applicazioni per generazioni. Conto che il centro che oggi si inaugura diventi un riferimento di prima grandezza su questi temi e Rovigo un hub internazionale come merita. Ma attenzione, esiste anche una questione africana e mi aspetto da questo centro attenzione ai problemi del sud globale. Ricerca e applicazione – Jonathan Ledgard afferma che 800 milioni di africani entro dieci anni vivranno in città che oggi non esistono. Quindi adattamento ai cambi climatici significa scegliere il governo dell’acqua e dunque tanti spazi per la ricerca di punta nelle scienze dell’acqua. Questo è quello che ci aspettiamo dal centro di ricerca di Rovigo negli anni a venire. Spunti (idiosincratici ovviamente) non mancano e molto riguarda il sud globale.

The quantitative evaluation of ecosystem services. Are we inching towards a truly fair distribution of water? So the questions we ask for a sustainable aka durable future will future large-scale water resources management plans be capable of making a compelling argument for including the reduction of the loss of biodiversity? Could the structure of a river network be the template for large-scale spread of waterborne disease infections therein? Are we capable to provide solid economic arguments for preventing water development schemes in the light of the social and economic cost of predicted increased burden of disease they would bring? Can biological invasions, including the neolithic transition and historic population migrations that shaped human community compositions as we see them now, depend on physical constraints like the fractal structure of river networks acting as the substrate for their dispersal? Any kind of social discounting applied to public policies concerning the preservation of the natural capital needs quantitative assessments, and thus theory capable to produce reliable scenarios. Key to master all the above is our capability to assess and reliably predict the spread and survival of species, populations and pathogens under different scenarios  of economic and water developments, of human mobility and awareness of the mechanisms of infection, of proper educational systems, of improved or worsening water, sanitation and hygiene conditions development thinking vs environmental thinking (parth dasgupta) economic indicators that omit the depletion and degradation of natural resources (species, populations, pathogens in my example here) are misleading at best about wealth and poverty of nations. An economy’s gdp can be made to grow for a time by mining natural capital say, by decimating forests, damaging soils, destroying key ecosystem services by depleting renewable and non-renewable resources or by slashing biodiversity environmental thinking can be made quantitative“.

Conclusioni

I tempi e la ricerca sono maturi per ripensare la giustizia distributiva nella gestione delle risorse idriche (piene, siccità, una giusta distribuzione dell’acqua) come un potente strumento per la riduzione delle disuguaglianze su scala globale – come auspicato dalle aspettative di vigilanza i rischi climatici e ambientali. Fra le preoccupazioni che sempre devono accompagnare il battesimo di nuove iniziative culturali ed educative come quella che oggi viene inaugurata in Rovigo non pare possano trovarsi quelle di restare senza cose da fare. Buon lavoro al neonato centro dunque!

Andrea Rinaldo, vincitore dello Stockholm Water Prize 2023 

Ultime notizie