LENDINARA (Rovigo) – Martedì scorso, 24 novembre, il generale Paolo Zemella che è stato generale della Brigata Folgore e ha partecipato a varie missioni internazionali per conto di UE, Onu e Nato, è stato ospite del Rotary club Badia-Lendinara-Altopolesine al ristorante Ca’ Pisani di Lendinara per parlare di “Diritto internazionale umanitario” (Diu).
Oggi volontario della Croce rossa italiana Zemella è docente di diritto internazionale e tiene corsi su questa delicata materia.
Dopo la rituale lettura del curriculum da parte di Stefania Turazzi, il generale ha affrontato la genesi e gli sviluppi di quell’insieme di trattati che regolano i rapporti fra gli Stati belligeranti. Un’esigenza affermatasi dopo la nascita della Croce rossa internazionale. “Se alla definizione di diritto internazionale aggiungiamo l’aggettivo “umanitario” – ha evidenziato Zemella – cambia il paradigma della concezione giuridica classica”. Il diritto nella sua accezione umanitaria, infatti si preoccupa di tutelare i non belligeranti (civili, prigionieri di guerra, feriti ecc.) e, di conseguenza, interviene in modo neutrale in difesa delle persone per dettare le regole sui mezzi e sui modi di fare la guerra. La prima convenzione di Ginevra data 22 agosto 1864, sancì la nascita del diritto internazionale umanitario. Da allora la Croce rossa è l’unica organizzazione autorizzata alla divulgazione di questo diritto, proteggendo e assistendo le vittime dei conflitti armati. Seguirono altre convenzioni e protocolli aggiuntivi contro l’uso di determinate armi tossiche, deflagranti e delle mine.
Il problema purtroppo è che quell’insieme di norme sono sovente ignorate come dimostrano i conflitti armati attuali (Russo-Ucraino e Israelo-Palestinese) e del recente passato: vedasi quant’è successo in Ruanda (un milione di morti) o in Sierra Leone (quattrocentomila). Questo è anche una conseguenza all’evolversi delle tecniche di guerra, che hanno comportato un progressivo coinvolgimento dei centri urbani e dei civili inermi. Un dato è impressionante: se nel primo ‘900 il rapporto era di 9,2 militari uccisi su cento e 0,8 civili, oggi la situazione si è capovolta e i militari uccisi sono scesi a 7 mentre i civili sono il 93%.
Senza qui entrare nel dettaglio delle convenzioni e sui distinguo fra quelle rivolte ai conflitti fra gli Stati e quelli interni, resta l’amara considerazione che i principi umanitari, come quello della proporzionalità (ottenere un obiettivo col minor danno possibile) sono disapplicati. “Quando si colpiscono abitazioni, chiese, ospedali e si uccidono civili disarmati non è possibile parlare di “danni collaterali” della guerra”, ha sottolineato il Generale Zemella. “Altresì i luoghi identitari delle comunità andrebbero preservati” ha detto, annunciando in quest’ottica che anche a Lendinara, il 14 dicembre, alcuni siti di valore storico saranno “tutelati” con l’applicazione di uno scudo blu (riconosciuto a livello internazionale).
Nel vivacissimo dibattito conclusivo si sono confrontate opinioni alquanto divergenti sulle incongruenze di fatto e sul ruolo imbarazzante delle Nazioni unite, paralizzate dal diritto di veto delle cinque potenze nucleari. Anche il previsto principio di complementarietà, a difesa del diritto di ciascuno Stato, ostacola l’applicazione delle azioni sanzionatorie previste dalla Corte penale internazionale permanente dell’Aia. Quanto ai tribunali ad hoc sono sempre posteriori ai misfatti e comunque gestiti dai vincitori. Non esiste neutralità: “Nessuno si è sognato una Norimberga per l’uso dell’atomica su Hiroshima”, è stato detto. In definitiva, il Diritto internazionale umanitario, resta una mera enunciazione di principio ancorché nobile. Ciliegina amara finale: fra i 138 Stati che hanno ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale contro i crimini di guerra, due non hanno ancora adeguato il loro ordinamento; uno è il Mali e l’altro è l’Italia.
Presenti al tavolo presidenziale con Remo Saggioro, il presidente di Croce rossa Rovigo Alberto Indani e Paola Guerzoni. Fra gli ospiti il vicesindaco di Lendinara Natale Dallagà e il vicesindaco di Fratta Polesine Alessandro Baldo.
Ugo Mariano Brasioli