BADIA POLESINE (Rovigo) – La due giorni “del ricordo”, iniziati ieri sera con la conferenza in Abbazia del prof. Pupo (LEGGI ARTICOLO), ha avuto il suo degno epilogo, stamani 10 febbraio, in via Martiri delle foibe, dove si sono radunati attorno al sindaco Giovanni Rossi i rappresentanti delle associazioni combattentistiche ed alcuni politici di centro destra. Sono mancati, per motivi organizzativi, le scolaresche ma nondimeno le parole del primo cittadino hanno richiamato l’attenzione sull’importanza celebrativa di questa giornata, “…come sintesi di tutto quello che è successo negli anni precedenti”. Rossi ha altresì rammentato come nel 2007, su proposta dei consiglieri Baccaglini e Moretti, l’Amministrazione comunale intitolò una via ai “Martiri delle foibe”. “Credo, – ha detto – che siamo stati fra i primi Comuni ad averlo fatto”.
“Ricordare l’esodo di migliaia di connazionali che, alla fine della Seconda guerra mondiale e nel corso del secondo Dopoguerra, sono dovuti scappare dall’Istria, dalla Dalmazia, dalla Venezia Giulia slava e tutti coloro i quali sono stati infoibati è un dovere al pari della memoria della Shoah affinché quelle tragedie non abbiano a ripetersi”.
Parlare delle Foibe è sempre difficile e in qualche modo lacerante, perché coinvolge sensibilità diverse mosse dalle memorie familiari ma il “Giorno del Ricordo” così come quello della memoria servono a scongiurare l’oblio dell’indifferenza. “È proprio l’indifferenza che favorisce quelle tragedie. Ricordo e memoria sono sinonimi che indicano la stessa origine del male che, come diceva Primo Levi, ognuno di noi può essere l’ebreo di qualcun altro e io aggiungo – ha concluso il sindaco – che ognuno di noi può essere il dalmata, il fiumano o l’abitante di Pola. E qui voglio richiamare tutti ad essere più empatici ed abituarci a guardare il mondo con gli occhi dell’altro”.
A margine dell’intervento il sindaco ha lamentato che “…i giovani alle commemorazioni sono sempre meno, forse perché la società sta cambiando e fra dieci anni il 50% dei ragazzi saranno di origine straniera, è nostro compito e responsabilità coinvolgerli, perché altrimenti non costruiremo mai una società multiculturale che è comunque il nostro destino. È difficile ma non dobbiamo spaventarci”.
Come l’anno scorso al termine della cerimonia Rachele Cicogna, esponente della memoria della Shoah, ha deposto alcuni fiori ai piedi della lapide, esprimendo il proprio apprezzamento per le parole usate dal primo cittadino “capace di non essere mai banale” e condividendo lo spirito della cerimonia dice “…nessuno deve aver paura della verità, ritengo che solamente la memoria sia l’antidoto alle follie ideologiche che hanno prodotto quelle tragedie”.
Ivo Baccaglini, promotore a suo tempo dell’intitolazione della via, ha ribadito che questo è servito e deve servire per non disperdere il ricordo di quelle tragedie che il colpevole silenzio di lunghi decenni rischiava di seppellire nell’oblio. Il consigliere inoltre aggiunge: “Proprio in queste ore, Giorgia Meloni ha firmato il Dpcm per la costituzione, presso la Presidenza del Consiglio, del Comitato di coordinamento per le celebrazioni del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo dalmata-istriano”.
Ugo Mariano Brasioli