BARUCHELLA (Rovigo) – Grazie all’intraprendenza di alcuni amici è stato possibile organizzare, il 7 marzo in municipio, una cerimonia con la quale l’amministrazione comunale di Giacciano con Baruchella ha riabbracciato Renzo “Ermanno” Rossi, tributandogli un riconoscimento speciale ed un quadro numerato dell’artista Alberto Cristini.
A sottolineare il legame col proprio paese d’origine, Renzo si è presentato con una felpa con cucito il nome “Baruchella”.
Alla cerimonia hanno partecipato, il sindaco Natale Pigaiani, con alcuni esponenti della giunta ed i rappresentanti delle associazioni locali. Presenti la moglie dell’ex calciatore e alcuni volti conosciuti del calcio polesano.
“Questa è una giornata che resterà nella memoria della nostra comunità – ha dichiarato il sindaco – perché rendiamo omaggio ad un figlio di Baruchella che ha portato alto il nome del nostro paese e, soprattutto, perché Ti vogliamo bene”.
Visibilmente commosso “Ermanno”Renzo ha risposto al saluto consegnando un libro donato a Baruchella dal primo cittadino di Merano, Dario Dal Medico (al quale sindaco Pigaiani, ha fatto pervenire un libro sul Comune Altopolesano). Hanno animato la cerimonia gli aneddoti raccontati dagli amici, in particolare da Mariuccio Vigna e Natalino Ferrari che ha ricordato quando “…il bambino Renzo arrivava al vecchio campo sportivo della Gazzella, con una maglietta rossonera”.
Renzo, per tutti “Ermanno”, è nato nel 1951 a Baruchella accanto alla casa dei nonni di Josè Altafini (per cui diventò milanista) ed è cresciuto nelle case popolari (le celebri “Case INA”) in via Contarina, dove sul piazzale del bar-trattoria Azzolini suo padre Mario, autotrasportatore per il Molino Guardalben, parcheggiava il mitico “Lancia Esatau”. Rossi lasciò Baruchella 63 anni fa, al seguito della famiglia trasferitasi a Merano. In quella città ha intrapreso la carriera calcistica trovando anche l’amore. Il 27 giugno 1976, ha sposato Rita Facchini, dalla quale ha avuto due figli Enrico (che ha giocato con il Sassuolo) e Michele. I due quest’anno festeggeranno i 47 anni di matrimonio.
Nel corso della rimpatriata, conclusa con una conviviale, Renzo (molto spiritoso e simpatico) ha ripercorso la sua storia umana e calcistica.
In Alto Adige ha mosso i primi passi da calciatore nel 1967 col Passirio di Merano, in serie D. Poi è stato con le giovanili del Torino, “Dove, nel 1970, abbiamo vinto il campionato italiano primavera”, quindi all’Asti Macobi dove ha giocato con Giancarlo Antonioni, e nell’Oltrisarco.
Coriaceo e determinato, giocava nel ruolo di ala, dribbling e velocità erano le sue armi. Era soprannominato “Truci”, soprannome che lui commenta: “…forse per i capelli ricci perché, quando giocavo sul campetto di S. Maria Assunta mi chiamavano Truciolo”, qualcun altro sostiene invece che fosse per lo sguardo arcigno.
Approdò nel 1973 al Como di Pippo Marchioro in serie B, dove divenne amico di Paolo Rossi, col quale continuò a frequentarsi anche a carriera conclusa.
Spalla ideale per i centravanti di sfondamento, venne ingaggiato dall’Inter, dei Mazzola, Facchetti, Oriali, diventando l’ala di supporto a Boninsegna. Esordì in serie A, il 10 novembre 1974, entrando al 46’ in un derby finito zero a zero, contro la sua squadra del cuore (tesserato al Milan club dal 1964). Segnò il suo primo gol nella massima serie contro la Sampdoria ma di quella stagione, nonostante il buon rapporto con l’allenatore Suarez, dice: “All’Inter ho provato molte delusioni, soprattutto umane”.
Tornato nel 1975 al Como, in serie A (dove segnò altri 2 gol), venne acquistato nel 1976 della Lazio allenata da Vinicio. Vestì per due campionati quella maglia accanto a Giordano, Manfredonia, D’Amico e Wilson. Di quelle stagioni di “Grandi ricordi”, resta memorabile la sua doppietta nel 4-1 contro la Fiorentina il 20 febbraio 1977.
Successivamente ha vestito la maglia del Catanzaro col quale, nel 1978, segnando ben 14 reti (secondo solo a Palanca) conquistò la promozione in A. Con i giallorossi è stato negli Stati Uniti per alcune amichevoli internazionali contro squadre blasonate, tra cui il Santos di Pelé “…il migliore di tutti”. Approdò infine al Taranto dove ha giocato due campionati in serie B ed uno in C, concludendo la carriera nel 1989 con l’Adige di Merano. Dell’esperienza meridionale serba buoni ricordi e ancora qualche amico. “Mi sono divertito, ho girato il mondo, – ha concluso Ermanno – però sempre consapevole della gloria effimera del calcio ho cercato di tenere i piedi per terra, come mi hanno insegnato i miei genitori, per questo ho studiato diventando ragioniere”.
La giornata si è conclusa, dopo un’incetta di buoni salami “nostrani” e qualche bottiglia di “clinto”, strappando a Renzo la promessa di tornare più spesso a Baruchella “…almeno una volta all’anno”.
Ugo Mariano Brasioli