Camillo Falvo: “I cittadini devono acquisire consapevolezza di come funziona il metodo mafioso”

Il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, già Pm al tribunale di Rovigo, e da anni impegnato nella lotta alla ‘ndrangheta, è intervenuto oggi al  convegno tenutosi in casa di cura S.M.Maddalena

OCCHIOBELLO (Rovigo) – La delocalizzazione delle cosche mafiose al nord è stato trascurato per troppo tempo:  ce ne siamo resi conto nell’ultimo decennio solamente dopo la celebrazione di importanti processi a Milano, Torino, in Veneto ed in Emilia Romagna dove si è celebrato il maxi processo “Aemilia” che ha rappresentato  un intervento storico contro la mafia al nord.  Lo ha detto Camillo Falvo a margine del convegno organizzato oggi pomeriggio dalla Casa di Cura “Santa Maria Maddalena”. 

Falvo, già pm a Rovigo a metà anni 90, magistrato addetto alla direzione distrettuale antimafia in Sicilia  (Messina) e Calabria (Catanzaro) ed ora procuratore della Repubblica al Tribunale di Vibo Valentia lancia l’allarme sulle infiltrazioni mafiose al Nord. “Ci vuole una particolare attenzione – ha detto –  Stiamo lavorando molto con le Procure  e le direzioni distrettuali antimafia per cercare di far comprendere quanto la criminalità organizzata, ed in particolare la ‘ndrangheta, che ha un potere economico rilevantissimo, stia investendo in questi territori. I cittadini devono acquisire consapevolezza di come funziona il metodo mafioso, isolandolo immediatamente.

A differenza del sud qui al nord ci sono degli antidoti  perchè, dal punto di vista culturale si ha la tendenza a denunciare determinati fatti. La ‘ndrangheta va combattuta in particolare dal punto di vista culturale. Ma bisogna stare attenti anche in questi territori perchè tutti i campanelli d’allarme devono essere portati a conoscenza a chi di dovere”.  L’invito è rivolto in particolare agli imprenditori in difficoltà: “Si deve capire che, una volta entrati nella logica mafiosa, non se ne esce più, perchè l’obiettivo delle mafie è quello di entarre nel mercato legale per poi divorarlo. Paradossalmente il fatto di essere, al nord, meno abituati alla presenza mafiosa, è un punto di debolezza, perchè rende più facile cadere nella rete: si tende infatti a sottovalutare il problema”. E la politica?  

“Tante volte abbiamo lamentato la disattenzione della politica al problema – ha proseguito- Disattenzione  che, qualche volta in qualche amministrazione locale, è andata oltre la semplice supericialità. Oggi non è difficile comprendere quale sia la provenienza e l’estrazione di determinati soggetti. Anchè perchè scendere a patti con questa gente non paga mai: prima o poi  si deve pagare il conto, compromettendo tutto quello di buono che si è fatto fino a quel momento. L’invito che rivolgo è quello di isolarli al primo campanello d’allarme e denunciarli perchè questa è l’arma più potente che abbiamo: la parte sana dell’economia, magari in difficoltà dopo la pandemia, non deve farsi prendere dalla voglia di imboccare  scorciatoie per risolvere i propri problemi”.

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