Il disegno di legge sul tavolo del governo apre a una rischiosa deregolamentazione del servizio taxi. Il presidente Bertin: “Una scorciatoia per non affrontare il problema delle app di prenotazione e un pericoloso lasciapassare a forme di concorrenza sleale”

VENEZIA – Non solo spiagge: il cosiddetto DDL Concorrenza, previsto in discussione al Senato nei prossimi giorni nonché l’ipotesi di un’ipotetica fiducia alla manovra, fa sobbalzare anche la categoria dei tassisti. Infatti, l’articolo 8 del Decreto che prevede la revisione delle norme in materia di trasporto pubblico non di linea, non piace a Confcommercio Veneto, associazione delle imprese del settore terziario (incluse le sigle dell’autotrasporto, della spedizione e della logistica): oggetti del dibattito, in particolare, il comma D, che auspica una maggior concorrenza nel settore al fine di “stimolare standard qualitativi più elevati”, nonché il successivo comma E, che si propone di tutelare maggiormente il consumatore nella fruizione del servizio.

Per Confcommercio Veneto, se la proposta di legge venisse approvata, si perderebbero le attuali garanzie di professionalità e di qualità previste per il servizio pubblico a cui appartengono i taxi, a norma della Legge quadro 21/1992, in favore di una logica di profitto delle “multinazionali dell’intermediazione”, soggetti privati che approfitterebbero di forme di concorrenza sleali. Senza contare, peraltro, la Direttiva 2006/123/CE, cosiddetta Bolkestein, che esclude dal campo di applicazione della libera concorrenza proprio i servizi di trasporto, compresi quelli non di linea.

“A tal proposito, è bene ricordare – spiega il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin – le severe norme che regolano la concessione delle licenze e disciplinano la categoria dei tassisti: rispetto del regolamento comunale, applicazione di tariffe stabilite dal consiglio comunale, obbligo di prestazione del servizio anche notturno, turni di lavoro concordati, ecc. Al contrario i competitor privati, spesso colossi della mobilità a basso costo, non garantirebbero tali condizioni ponendo le basi sia per lo sfruttamento del lavoratore in appalto, che una mancata trasparenza nei confronti del cittadino”.

Secondo Confcommercio Veneto è positivo che si voglia ridurre la burocrazia a carico dei servizi pubblici non di linea, ma non attraverso una sorta di selvaggia deregulation, lasciapassare a soluzioni che nulla hanno a che vedere con la tutela del servizio pubblico.

“È necessario, ribadisce l’associazione di categoria – un confronto con il governo per normare le piattaforme di prenotazione delle corse ben differenziando, da una parte, quelle coordinate direttamente dalle cooperative radiotaxi (Radio Taxi, App Taxi, ecc.: chi gestisce la chiamata è anche colui che gestisce poi il servizio di trasporto) – e dall’altra i servizi di prenotazione gestiti da aziende private. Nel primo caso si ritrova una maggiore coincidenza di interessi e di responsabilità nei confronti dell’utente finale e della categoria”.

 Confcommercio Veneto chiede pertanto che il governo si faccia carico di questi aspetti perché è sì giusto mettere a disposizione dei cittadini nuove tecnologie, potenziare e migliorare il servizio, ma non ignorando il “contesto” di provenienza e l’importanza del servizio pubblico”.

Auspicabile, inoltre, l’istituzione del Registro Elettronico Nazionale degli operatori abilitati che consentirebbe, da parte di chi gestisce le piattaforme tecnologiche, di utilizzare solo soggetti in regola; le forze dell’ordine sarebbero agevolate nell’effettuare i dovuti controlli consentendo di smascherare pratiche irregolari.

Ultimo, ma non meno importante, uno sguardo rivolto al futuro attraverso la mobilità sostenibile: Confcommercio Veneto chiede che i posteggi taxi siano i primi spazi delle città a essere dotati di colonnine pubbliche di ricarica per le autovetture elettriche.

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