BADIA POLESINE (Rovigo) – Abbiamo chiesto al presidente del Cdp, Remo Agnoletto, di tracciare un bilancio delle due settimane (dal 24 al 29 luglio e dal 31 al 5 agosto) dei campus formativi e d’impegno civile “Estate liberi!”, promosso da Libera e Spi Cgil alla Casa della cultura e della legalità di Salvaterra.
Com’è andata questa quarta edizione dei Campus?
“Il tema di questa quarta edizione dei due campus, rivolti principalmente a giovani fra i 21 ed i 23 anni provenienti da mezza Italia, è stato: Salviamo la terra”, risponde Agnoletto che, giudicando l’esperienza positivamente, aggiunge: “È importante sottolineare l’originalità della formula adottata nelle due settimane, che prevedeva un coinvolgimento nella manutenzione del bene confiscato alla mafia (la mattina), con un’opera di formazione alla legalità e all’impegno civile nel pomeriggio e alla sera”.
Spieghi meglio.
“L’impegno mattutino nell’orto sociale e la cura delle api, in particolar modo, è risultato fondamentale, per almeno tentare un approccio pratico d’impegno civile nella difesa ambientale. Molti dei partecipanti, provenendo da contesti cittadini, non conoscevano la realtà agreste. Aggiungo anche che, lavorando insieme hanno affinato l’attenzione all’altro e quindi per l’ambiente”.
Alla fine cosa resta?
“Resta l’esperienza che, com’è noto, non s’impara sui libri. In questo senso, – spiega il referente dei campi – è stata utilissima quella fatta all’oasi della Buora con la guida di Claudio Vallarini, perché ha fatto capire ai partecipanti l’importanza del recupero ambientale possibile. Sul tema della legalità ambientale, invece, a Salvaterra è giunta il procuratore capo di Rovigo Manuela Fasolato (leggi articolo del 26 luglio) con un contributo essenziale”.
Lei in molte circostanze ha parlato di ricostruire il futuro. Cosa intende?
“Le qualificate testimonianze serali, con ospiti autorevoli, hanno permesso ai giovani di acquisire la consapevolezza della necessità di “ri-costruire” il futuro; dove quel trattino fa la differenza. Mi spiego meglio, la storia contemporanea è stata sistematicamente destrutturata dal revisionismo di certi ambienti del potere, come la cronaca di questi giorni dimostra. La strage di Bologna, per esempio era pressoché sconosciuta ai partecipanti, nonostante fossero studenti anche universitari. La genesi della strage della stazione del 1980, per altro ben documentata dalle sentenze dei tribunali, viene rimessa in discussione. Torna evidentemente necessario, come ha ricordato nel suo intervento Matteo Pasi (dell’associazione Pereira), conoscere la storia, capirla ed approfondirla. Aggiungo che è compito della nostra generazione farlo, per far capire ai giovani che si può cambiare, altrimenti la pastasciutta antifascista dei fratelli Cervi, resta soltanto un piatto fra i tanti”.
Quindi quel “ri-” fa la differenza?
“Certamente – risponde Agnoletto -, quel “ri” indica la necessità di ricostruire qualcosa che qualcuna ha demolito. Tutto ciò fa il pari con il sottotitolo del libro distribuito in occasione del Festiva dei popoli che parlava di r-esistenza. Il 1° agosto, per esempio, Alberto Peruffo ha relazionato su “Pfas – veleni e misteri” ricordando come ormai sia noto, nonostante i silenziatori imposti, che il proliferare di alcuni tumori sia conseguenza di quello che mangiamo e beviamo.
Dunque come si ricostruisce il futuro?
“Partendo dal pensiero divergente, come più volte ha sollecitato don Pier Antonio Castello quando parla di “Sentinelle del futuro. Un concetto biblico che ben esprime la necessità di una vigilanza attiva sugli accadimenti. In questo senso l’esperienza dei campus contribuisce al maturare di una coscienza critica rispetto ad un mondo che appare dominato dalle logiche speculativo-economiche”.
Ugo Mariano Brasioli