ROVIGO – A 21 anni da quel 26 febbraio 2003, giorno della morte di Giulio Azzalin, Sindacalista della Cgil, Segretario provinciale di Rifondazione Comunista e Vice Presidente della Provincia di Rovigo, la sua figura vale sempre la pena di essere ricordata, non come immagine ricavata dalla propaganda e dalla pubblicità a cui ricorrono oggi molti personaggi politici, bensì per l’esempio etico, culturale, politico e amministrativo che ha caratterizzato la sua vita.
“Ruoli quelli ricoperti da Giulio Azzalin – ricordano Guglielmo Brusco e Paola Panziera – che hanno aiutato tanta gente a diventare più liberi e ad avere una vita, anche economicamente migliore.
Il suo modo di fare, oggi sarebbe un salutare vento fresco, utile a far capire a tanta gente la differenza tra persone per bene, che anche come rappresentanti istituzionali cercano di fare gli interessi della gente e non i propri e, tanti opportunisti e disonesti che cercano invece di trarre vantaggi personali dal proprio ruolo di politico e magari anche di amministratore pubblico”.
Per Giulio questo era inammissibile. E lo ha dimostrato a partire dalla sua attività di sindacalista della Cgil, dai braccianti, operai e pescatori di Porto Tolle, “El Murin” rimase sempre al fianco dei lavoratori”.
Anche nel Pci prima e poi con Rifondazione Comunista, operò per migliorare le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori.
“E lo faceva in modo importante, non provinciale, attivando quella visione internazionalista ed antirazzista della popolazione – ricordano Guglielmo Brusco e Paola Panziera – che dovrebbe sempre essere fondamentale non solo per un comunista, ma per qualsiasi democratico e antifascista”.
Nato in una famiglia di poveri braccianti bassopolesani, secondo di otto fratelli, aveva trovato nella politica il suo pane quotidiano già da giovanissimo.
E da grande difensore del popolo sfruttato, percorse tutte le tappe sindacali, politiche e istituzionali che lo porteranno ad essere una grande figura polesana.
Comunista, fino agli ultimi giorni della sua vita, quando dal suo letto in ospedale, circondato dalla famiglia e dall’affetto di tanti compagni, ancora consigliava, criticava e proponeva soluzioni che potessero aiutare i più deboli.
Il suo funerale fu un grande evento politico e umano, anche se nella testa di molti politici, a mio modesto giudizio, non è rimasto niente dei suoi insegnamenti. “Alla fine – ricordano Guglielmo Brusco e Paola Panziera – Giulio è voluto ritornare a Scardovari, tra la sua gente, dalla quale ha ricevuto gli onori che una figura così cristallina era giusto ricevesse.
Un saluto e un abbraccio alla moglie Franca, alla figlia Emanuela e alla nipote Giulia.
Ciao compagno Giulio, è bello constatare che a tanti anni di distanza dalla tua morte, tanti ti rispettino e ti vogliano ancora bene”.