Il Csa di Papozze continua ad essere in seria difficoltà

Il consigliere di minoranza del Cda della casa di riposo di Papozze (Rovigo) chiarisce quelle che sono e sono state le criticità della struttura e i problemi di comunicazione con il resto dei consiglieri

PAPOZZE (Rovigo) – Ormai è passato poco più di un anno dall’insediamento del Claudia Gaffarelli come consigliere di minoranza all’interno del Cda della casa di riposo “Francesco Bottoni” di Papozze, ed è proprio lei a fare il punto della situazione.

“Credo non vi sia nulla di male ad ammettere i propri errori, in quanto questa struttura io la vedo come un’azienda ed è giusto che chi sbaglia si prenda le proprie responsabilità”. Inizia così proprio Gaffarelli, specificando le difficoltà che ha incontrato nel cercare di collaborare con gli altri membri del Cda, l’ex sindaco di Papozze Diego Guolo e l’ex coordinatore dell’ente, Lino Moda.

“Si è parlato tanto delle difficoltà economiche riguardanti la casa di riposo, ma è chiaro che queste non sono di certo arrivate con il Coronavirus, in quanto erano già presenti prima dei direttori Avanzi e Badiale”. Ricordiamo, infatti, che il Csa di Papozze era stato preso in mano proprio da Mauro Badiale, dopo il pensionamento di Chiara Mancin, ora assessore del comune di Papozze, che sembra aver lasciato una situazione economica della struttura non certo positiva.

La stessa Chiara Mancin, non ha mai proferito parola in merito, nonostante le interpellanze anche in consiglio comunale, visto che proprio lei ha sempre avuto il quadro della situazione.

“Ora ciò che più conta è cercare di saldare i debiti che abbiamo, perchè la situazione in cui ci troviamo non è proprio delle migliori. Purtroppo è difficile collaborare con i miei colleghi, in quanto per loro non esisto mai e anche il direttore Avanzi fa fatica a contattarmi quando vengono prese determinate decisioni.

Di conseguenza, essendo referente dei consiglieri comunali di minoranza, non sono in grado di dare a loro risposte e informazioni utili e ciò è pregiudizievole anche per la cittadinanza che viene tenuta all’oscuro”.

Concludendo: “Ribadisco che sicuramente il Coronavirus non ha fatto bene, come è capitato a molte altre strutture, ma al tempo stesso è giusto specificare che i problemi c’erano già prima e dovevano essere risolti da chi ne aveva le possibilità”.

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