Il vescovo, mons. Pavanello: "I migranti non sono un pericolo". Muraro (Presidente Cariparo): "Vogliamo proseguire sulla strada dell’inclusione"

ROVIGO – Per il secondo anno di fila il Festival della Migrazione ha fatto tappa a Rovigo, dove, nella sede accademica di Palazzo Angeli, si è parlato di scuola come laboratorio di inclusione e nuova cittadinanza, davanti a un pubblico molto folto.

In apertura di convegno, il saluto del Presidente di Porta Aperta Alberto Caldana, che ha ribadito la mission del Festival di cambiare il punto di vista sul fenomeno migratorio, da emergenziale a strutturale, anche grazie alla scuola, il più grande motore di integrazione. Di cittadinanza ha parlato Baldassarre Pastore, vicedirettore vicario del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, sottolineando che l’inclusione è la sfida del nostro tempo. Gilberto Muraro, Presidente di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ha portato all’attenzione dei presenti l’impegno crescente della Fondazione su un tema definito cruciale, in particolare ha parlato del bando INclusion “primo passo di un lungo cammino che come Fondazione vogliamo portare avanti” ha spiegato il Presidente Muraro. All’incontro è intervenuto anche il Vescovo di Rovigo-Adria, mons. Pierantonio Pavanello, che ha voluto puntare l’accento sulla migrazione come risorsa e non come pericolo, e sul ruolo della scuola per far maturare nelle nuove generazioni una vera inclusione.

Introdotta da Damiana Stocco dell’Osservatorio nazionale Infanzia e Adolescenza, la prima sessione dell’incontro ha avuto al centro il tema dell’integrazione scolastica dei minori con background migratorio in Polesine, a partire dal quadro generale portato da Valeria Vettorato dell’Ufficio scolastico regionale di Rovigo, che ha parlato di una presenza significativa e in aumento di studenti con background migratorio nel territorio rodigino. Francesco Lazzarini, docente dell’Istituto Viola Marchesini a Rovigo, è intervenuto sul tema dell’accoglienza degli alunni minori stranieri all’interno del contesto scolastico, facendo emergere in primo luogo il problema della lingua e la necessità della scuola di essere meno rigida e fare rete col territorio, per leggere e capire i cambiamenti della società.

Il binomio inclusione-lavoro è stato approfondito dal mediatore culturale Mohamed Salah Znidi, che ha portato la testimonianza della Scuola Edile di Rovigo, mentre di dispersione scolastica ha parlato Laura Fogagnolo di Veneto Lavoro, accompagnata da due giovani che hanno raccontato alla platea la loro esperienza di successo in ambito scolastico e professionale. Progetti a buon fine anche quelli portati all’attenzione da Anna Agatea, coordinatrice della comunità educativa Cooperativa Titoli Minori, mentre Alessia Riberto ha parlato del progetto Rom, Sinti e Camminanti, finalizzato allo sviluppo armonioso e inclusivo dei bambini rom nel contesto sociale rodigino. La voce del territorio, in chiusura di sessione, è arrivata da Chiara Boldrin del Comune di Rovigo e da Laura Bertin e David Fernandez di Fondazione Cariparo, che hanno approfondito la proposta del bando InclusiON. 

Nella seconda sessione, al centro della riflessione è stata la scuola multiculturale inclusiva, a partire dall’intervento di Laura Lepore, dell’Ufficio inclusione alunni stranieri del Comune di Ferrara. Lepore ha portato un punto di vista antropologico al dibattito, ponendo l’accento sulla connessione tra la storia coloniale e i contenuti della pedagogia interculturale, e sul valore delle proposte formative rivolte ai insegnanti per renderli capaci di seguire i ragazzi in un percorso di accompagnamento. Enrica Martinelli, docente del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, ha toccato il tema del dialogo interreligioso a scuola, a partire dal suo obiettivo primario, ovvero un’inclusione sociale reale, che origina da una convivenza costruttiva, dalla conoscenza dell’altro da sé, dal superamento delle differenze e dal sentimento di condivisione di un futuro comune. Lisa Bugno, ricercatrice presso la sezione di Pedagogia all’Università di Padova, ha chiuso la sessione, parlando della scuola come luogo di intercultura, dove tessere relazioni e favorire scambi dinamici in grado di far crescere gli individui.

Le conclusioni del convegno sono state affidate a Monsignor Gian Carlo Perego, Presidente di Fondazione Migrantes e Arcivescovo della Diocesi di Ferrara-Comacchio, che ha fatto notare come la parola più ricorrente nel convegno sia stata “rete”, segno che non è possibile affrontare questo tema in modo individuale, ma è fondamentale fare sistema nelle risorse e nelle conoscenze: “Il tema dell’intercultura – ha spiegato Mons. Perego – è una prospettiva importante, le stesse parrocchie iniziano a essere interculturali, è necessario leggere i cambiamenti e assumerli come ricchezza. Come Fondazione Migrantes, abbiamo a cuore il tema della scuola, tanto da aver attivato 120 progetti, perché è la scuola il luogo della democrazia e della cittadinanza. Da questo convegno sono arrivate sollecitazioni importanti, che devono arrivare anche alla politica, per evitare che prosegua nella direzione sbagliata che ha intrapreso”.

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