Il Polesine ha saputo reagire bene alla pandemia ma ora c’è bisogno di una svolta culturale

Giuliano Ramazzina ha presentato a Badia Polesine il suo ultimo libro “Cronache di una Liberazione. La Resilienza in Polesine al Tempo del Covid negli ultimi corsivi sul Carlino Rovigo”. 

BADIA POLESINE (Rovigo) – Il Covid ha comportato conseguenze sanitarie, umane e sociali importanti ma non ha inciso più di tanto sull’economia produttiva polesana. Ora però c’è bisogno di un vero sviluppo che può nascere da solo una svolta culturale. È quanto emerso giovedì 30 marzo, nella cornice dell’Abbazia della Vangadizza, da confronto che ha accompagnato la presentazione del libro di Giuliano Ramazzina intitolato: “Cronache di una Liberazione. La Resilienza in Polesine al Tempo del Covid negli ultimi corsivi sul Carlino Rovigo”. Il lavoro raccoglie i corsivi tratti dall’inserto domenicale “La Piazza” dell’edizione rodigina de Il Resto del Carlino, dal 6 maggio 2020 al 30 gennaio 2022 (due giorni prima della shoccante chiusura della redazione locale).

La presentazione, come ha rilevato l’assessore alla cultura Valeria Targa nei saluti istituzionali, è stata quasi un pretesto per allargare l’orizzonte partendo dalle conseguenze pandemiche.

La stura al dibattito coordinato da Cristiano Bendin è partita dal riconoscimento dei meriti di Giuliano, giornalista-scrittore col dono della sintesi, capace di tratteggiare in duemila battute gli argomenti, con gusto per il calembour sempre funzionale alla comprensione “…distribuendo suggerimenti alla classe dirigente polesana, …con grande equilibrio ed equidistanza democristiana”.

Giuliano Ramazzina nella raccolta intende comunque rovesciare il paradigma di un Polesine piagnucolone, rassegnato, cenerentola del nord-est, rivendicando invece il possibile ruolo propositivo degli intellettuali.

 “È la qualità del vero giornalismo che aiuta a formare una coscienza critica, in un momento in cui imperversano le sciocchezze dei social network, dalle frasi ad effetto e dagli slogan semplificati, funzionali al pensiero unico”, ha sottolineato Bendin. Gli ha fatto eco il Presidente del CUR Diego Crivellari, enfatizzando il ruolo di “Un giornalismo che si propone di far discutere, riflettere e ragionare, risultato di fiuto e talento in cui l’onestà fa la differenza”.

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Sulla resilienza dei polesani ha convenuto con valutazioni economiche Gian Michele Gambato, della Camera di Commercio Venezia Rovigo, secondo il quale “Il tessuto produttivo industriale polesano non ha subito particolari traumi dalla pandemia, anche se le attività legate all’economia circolare (commercio e artigianato) soffrono, ma per altri fattori più generali”. Quanto al futuro, tutti parlano di infrastrutture (strade, idrovie, Zls ecc.), dimenticando che per lo sviluppo servono le infrastrutture umane. Il problema vero è d’invertire il declino demografico, “…ma è un processo epocale” e di migliorare la scolarizzazione. “C’è una diretta connessione fra istruzione, aspetto demografico e sviluppo economico di un territorio” ha concluso Gambato, per il quale il CUR può rappresentare una risorsa, tenuto conto che attorno al mondo universitario gira tutta un’economia.   

In piena sintonia con Gambato, Paolo Ambrosini, Gm di Zhermack, che ha confermato il minimo impatto pandemico sulla crescita aziendale, “…mediamente in doppia cifra”, rimarcando piuttosto la difficoltà a reclutare professionalità in linea con le aspettative. Una risposta potrebbe venire dal modello tedesco dell’alternanza scuola-lavoro, per far capire ai giovani che cosa sia un’azienda. “L’urgenza locale della multinazionale americana, è quella di dare continuità all’asset aziendale…perché non c’è grande azienda se non c’è un territorio in grado di supportarla. È fondamentale per la credibilità dell’investimento che viene fatto per sviluppare un business”.

Dai commenti raccolti alla fine, è prevalsa la considerazione che per l’importanza degli interventi e la ricchezza dei contributi, la serata avrebbe meritato ben altra cornice di pubblico.

Ugo Mariano Brasioli

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