In due pubblicazioni i 50 anni del Cdp

Nel 1984, il Cdp diventò “Sezione polesana della Lega per la liberazione e dei diritti dei popoli” organizzando annualmente, il “Festival dei popoli”

BADIA POLESINE (Rovigo) – Sono passati 50 anni da quando nel 1973, con il nome “Esperienze e dialogo”, un gruppo di cattolici progressisti promoveva incontri e dibattiti su tematiche religiose e civili, anche gestendo la radio locale “2RO: Radio ricerca polesine”. Erano gli anni in cui si proponeva una riflessione sulla Populorum progressio (Lo sviluppo dei popoli) e sugli effetti del colonialismo, mentre prendeva forza il concetto dell’universalità dei diritti. 

Fra i protagonisti di quella “protostoria” del Cdp c’erano don Pier Antonio Castello, Stelio Spiazzi (già presidente della Casa di riposo e che, con i giovani costruttori universitari di padre Mario Ciman aveva realizzato il padiglione B), la moglie Rita Crivellari e Antonio Giolo

Alcuni altri collaboratori, Ilmo Circolari, Sandro Mora, Oscar Tomj, Massimo Pontara, Massimo Mattioli costituirono “Radio 2 RP”. 

Nel dicembre del 1976, Pier Antonio Castello, Santo Flagiello e Tiziano Quaglia firmavano l’atto costitutivo del Cdp che si trasferì, con annessa libreria, da via Presciane,13 di San Bellino in via San Rocco a Badia Polesine.

Quell’epopea è riassunta in un “allegato d’epoca” dal titolo esplicativo: “Liberamente solidali – Cdp 1973-1995”, al quale si affianca l’interessantissimo libro sui 40 anni del “Festival dei popoli”, dal titolo: “40 anni di r-esistenza”, dice Agnoletto: “…a sottolineare il riavvolgimento a ritroso della memoria”. In 120 pagine, con la riproduzione estemporanea dei manifesti che hanno accompagnato le varie edizioni, fotografie e le memorie dei tre presidenti (Pier Antonio Castello, Donatella Traniello e Remo Agnoletto) si dà conto della vita dell’associazione, che nel 1976 aveva assunto la denominazione attuale: “Centro documentazione polesano”. 

Nel 1984, il Cdp diventò “Sezione polesana della Lega per la liberazione e dei diritti dei popoli” organizzando annualmente, nel periodo ferragostano, il “Festival dei popoli”, inizialmente ospitato in Abbazia della Vangadizza. Fra le proposte, venivano allestite mostre fotografiche ora divenute preziosa sintesi della 40esima edizione in corso. 

Nel 1993 si è costituita l’attuale “Associazione Nova Cultura Centro documentazione polesano”. I collaboratori (alcune decine) si suddividevano i compiti in gruppi di lavoro: Biblioteca, Manifestazioni, Fotografia, Video/audioteca, Trascrizioni, Editoria, Conservazione e manutenzione dei materiali, Diffusione dei materiali, pubblicazione del periodico “Bianconero”. 

Nel 1999 l’associazione diventò Onlus ed operò, fino al 2015, in via san Rocco a Badia. Dal 2016, infine, a Salvaterra nella “Casa della cultura e della legalità”, una villa sottratta alla mafia, dove tuttora organizza attività e laboratori.

Il Cdp gestisce un patrimonio di 5mila video cassette, 2mila audiocassette, 18mila diapositive, 10mila fotografie e circa 5mila libri (dal 2019 entrati nel Sistema bibliotecario provinciale).

Impossibile condensare in un articolo il dettaglio di questi cinquant’anni ma, fra i molti temi affrontati, alcuni attualissimi come: “Essere popolo ai confini degli imperi” (1984), “Pace spezzata” (1986), “Predatori o custodi del pianeta?” (1987), “Migrare nel pianeta terra” (1993), Lungo cammino verso la libertà …” (1995).

Lunghissimo anche l’elenco degli ospiti succedutisi negli anni. Solo per citarne alcuni: Gian Antonio Cibotto, Tina Anselmi, Giovanni Baget Bozzo, Ernesto Balducci, Hylarion Capucci, Luigi Ciotti, Gherardo Colombo, Giorgio Lago, Gianni Minà, gli Inti Illimani, Gianni Mattioli, David Maria Turoldo, Luciano Violante. Alcuni sono divenuti frequentatori abituali del Festival: Gianni Tognoni, Raffaele Mantegazza, Thierry Parmentier.

Numerose infine anche le pubblicazioni. Per la contemporaneità dei temi, citerei: “Strumenti per leggere un giornale. Dal vedere al comprendere” (1980) ed il quaderno di don Pier Antonio  “Pubblicità – l’incantesimo del supernulla” (1981).

Ugo Mariano Brasioli  

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