La festa della polenta così come la si faceva non è sostenibile per i costi. Le parole di Angelo Brenzan padre storico dell’evento di Badia Polesine (Rovigo)

BADIA POLESINE (Rovigo) – “Ogni volta che si parla di storia, cultura o ancor meglio la valorizzazione del nostro territorio e precisamente, – esordisce Angelo Brenzan – mi viene un po’ da ridere perché mi accorgo che ci sona culture di serie A e di serie B”. Le prime, secondo il padre storico della “Festa regionale della polenta”, se si parla di Badia, “…quelle di serie B se sono manifestazioni legate alle frazioni, ma penso invece che la storia sia storia per i valori che rappresenta, indipendentemente da dove si realizza”.

È questo quello che ha dichiarato a Rovigo.news, un Angelo indispettito e frustrato da quanto a suo dire sta avvenendo con l’obiettivo di sottrarre la storica festa a Villa d’Adige. Il suo dito è puntato contro Pro loco, dove sono approdati alcuni suoi ex collaboratori e, ancor più contro la “Venerabile confraternita” che non sarebbe mai nata senza il contributo essenziale dei polentari di Villa d’Adige. Angelo “freccia” Brenzan (ora socio della neonata “Associazione” guidata da Michela Finatti) ne ha per tutti: anche per le amministrazioni comunali che si sono succedute prima di quella attuale. 

“Quando parlo di Comune, – precisa infatti –  non parlo di questa ultima amministrazione guidata da Giovanni Rossi che non ha colpe per scelte fatte in precedenza da altre amministrazioni sulla Festa Regionale della Polenta di Villa d’Adige”.

“Nata per una sfida di chiacchiere da bar tra amici, ricorda Angelo, dopo che si era scoperto che Villabona (ora Villa d’Adige frazione di Badia Polesine) fu il primo paese in Italia a sperimentare il granturco ad uso alimentare. Si pensò così di fare una festa dando valore a questa scoperta ma sono convinto che se questo fatto fosse successo a Badia Polesine ora non saremo qua a ricordare la festa regionale della polenta di Villa d’Adige… e questo la dice lunga sull’ignoranza (non si sa se voluta) dalle vecchie amministrazioni che hanno sempre pensato in modo egoistico trascurando lo sviluppo della frazione”.

Ma Villa d’Adige non ha dei rappresentati in consiglio comunale?

Il padre della defunta festa sbotta: “Ma di quali rappresentanti stiamo parlando? Di gente che anziché far valere la voce della Frazione sono sempre stati al diktat delle Amministrazioni comunali? Questi sono sempre stati rappresentanti fasulli con una sedia da occupare e basta”.

Mi sembra un giudizio un po’ severo.

“No, perché sono i fatti che parlano. Se ci fosse stato solo un briciolo di amore per Villabona, dopo 36 anni di una festa sempre in crescita, si sarebbe fatto qualcosa per renderla strutturale, anziché farla morire”. 

Ma c’è stato il Covid di mezzo.

“Certo il Covid ci ha dato una mazzata fermandoci per tre anni, ma quello che manca è la volontà politica per accompagnare il progetto di rinascita che ho presentato al sindaco. In fondo basterebbe realizzare una piattaforma polifunzionale, sulla quale installare una struttura capace di ospitare 2/300 persone, numero minimo per garantire una sostenibilità economica alla festa, senza buttare migliaia di euro ogni anno per noleggi, adeguamenti di sicurezza e quant’altro. Il sindaco Giovanni Rossi ci avrebbe garantito 15.000 euro per la ripartenza, saremmo disponibili ad utilizzarli per la piattaforma. Non possiamo pensare ad una trentasettesima edizione senza un progetto serio”.

Il sindaco cosa dice?

“Torno a dire, ho sempre avuto un buon rapporto con Giovanni Rossi che mi ha assicurato un contributo per ripartire e al quale non imputo colpe, semmai gli chiederei un aiuto extra coinvolgendo le aziende del territorio anche se capisco le difficoltà. Insomma nonostante alcuni segnali di buona volontà non pare ci siano le condizioni per dare continuità al progetto”.  

“Il problema arriva da lontano, –  prosegue Brenzan -,  ricordo bene essendo stato presidente per almeno 25 anni nella commissione preventiva di spettacoli che sia i Vigili del fuoco che I ‘Ulss si chiedevano come mai il Comune non pensasse a fare una struttura permanente per una festa così importante ma tutti hanno fatto orecchie da mercante o forse erano distratti dallo sperperare milioni negli impianti sportivi mal realizzati, impegnando i soldi impegnando tutti i cittadini e quindi anche quelli delle frazioni. Così i soldi per fare una piccola polifunzionale non cerano mai”.

Perché la polemica con la Confraternita?

“Perché nel 2018 venne costituita ufficialmente la Confraternita della polenta di cui ho fatto parte, anche perché tutti devono sapere che per i regolamenti vigenti la Venerabile non avrebbe potato nascere senza la storica Festa di Villa d’Adige che garantiva almeno 25 anni di attività. Scopro invece da Fabio Ortolan d’essere stato estromesso e, ancor peggio che in pieno Ferragosto badiese (il 16 per la precisione) complice la Pro loco, hanno organizzato una serata gastronomica a tema dal titolo “Serata del mais e della polenta”. A prima vista non ci sarebbe nulla da dire, senonché la Venerabile che vive solo copiando le altre Confraternite e di polenta non sa niente, è andata ad approvvigionarsi di nascosto dai nostri fornitori, dimenticando (per ignoranza?) fra l’altro che polenta è polenta, fatta con acqua, farina e sale, non ci sono ricette particolari per dare degli attestati di benemerito ai ristoranti. La verità è che non hanno una storia. L’unico obiettivo non dichiarato apertamente è di portare la Festa regionale a Badia, ma faremo di tutto per impedirlo sbugiardando il Priore ed i sedicenti confratelli”.

E adesso?

“Adesso stiamo a vedere, tutto è nebuloso ed incerto. Vero è che la festa della polenta così come la si faceva non è sostenibile per i costi. Abbiamo pensato anche a fondi privati per arrivare ad avere una minima di struttura polivalente, ma abbiamo capito nonostante qualche timida apertura di qualche azienda che la strada è lunga e tortuosa. A questo punto abbiamo deciso di non continuare con la 37esima festa regionale a Villa d’Adige, ma l’associazione culturale polentari esiste ed è viva. Siamo un gruppo di una decina di membri con ancora tanta voglia di fare. Facciamo parte dell’associazione nazionale polentari d’Italia e continueremo a partecipare ai vari raduni sparsi per il territorio nazionale e soprattutto siamo noi la storia della festa regionale, riconosciuti ovunque”. 

Ugo Mariano Brasioli

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