La lotta per la difesa del posto di lavoro continua ad oltranza alla Geodis di Arquà Polesine

Contro l'ipotesi di chiusura dello stabilimento che lavora per Amazon non si placa la mobilitazione sindacale. Continua lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori

ARQUA’ POLESINE (Rovigo) – Sarebbe dovuta essere una occasione di denuncia corale, partecipata dai rappresentanti di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti per le lavoratrici e i lavoratori di Geodis/Amazon di Arquà Polesine che sono in sciopero da lunedì, ma si sono presentati solo i rappresentanti di Cgil Rovigo con il segretario generale Pieralberto Colombo ed il segretario di categoria Matteo Poretti.
Davanti ai cancelli di una azienda completamente vuota, insieme ai lavoratori, anche la presidente del consiglio comunale di Rovigo Nadia Romeo, recentemente eletta nella direzione nazionale del Pd (LEGGI ARTICOLO), ed il segretario provinciale del Partoto democratico.

Sono a rischio 130 posti di lavoro per la possibile chiusura del sito che si occupa di logistica di merci ingombranti e/o pesanti, per conto del colosso Amazon, che a pochi chilometri da Geodis, dalla parte opposta della Transpolesana, ha il magazziono LBQ1 a cavallo dei comuni di San Bellino e Castelguglielmo.

Da lunedì 13 marzo, le lavoratrici e i lavoratori della Geodis (LEGGI ARTICOLO) che lavorano esclusivamente per Amazon sono in sciopero contro il rischio di chiusura del sito, che si potrebbe verificare a partire dal prossimo luglio. Sono in pericolo 130 posti di lavoro.

L’astensione dal lavoro proseguirà ad oltranza anche nei prossimi giorni.

Secondo i sindacati quanto sta succedendo potrebbe essere solo un anticipo delle conseguenze che stanno producendo le scelte aziendali di Amazon.
Secondo loro infatti non sarebbe una conseguenza della concorrenza in materia di logistica prodotta dal maxui hub di San Bellino nei confronti della Geodis di Villamarzana, in quanto la gestione degli articoli sopra i 12 Kg non viene fatta direttamente in Amazon, ma una crisi generalizzata del settore delle vendite online che avrebbe prodotto 18.000 esuberi per il colosso americano che opera in Italia.

La crisi di Geodis che porterebbe a chiudere Villamarzana, arrivata ad avere quasi 350 dipendenti, deriverebbe dall’estrema flessibilità richiesta dal settore che non si concilia con le tutele dei lavoratori, spesso in regime di somministrazione a cooperative. “Abbiamo vinto la lotta per sconfiggere il modello cooperativo nel 2020 – annunciano i sindacati – sono arrivati i primi accordi sugli orari di lavoro, abbiamo arginato la flessibilità esasperata, siamo arrivati ad introdurre buoni pasto e premi di risultato ponendo fine a quella speculazione voluta da Amazon e Geodis per tenere basse le tariffe alla società in appalto. Poi nel corso del 2021 e 22 tutta la forza lavoro si è contratta pesantemente, per mancanza di commesse, quando invece il settore era in crescita per tutto il periodo pandemico”.

L’impressione per i sindacati è che Amazon e Geodis si siano accordati di chiudere in sordina lo stabilimento polesano, licenziando tutti i 130 dipendenti rimasti mettendoli di fronte al fatto compiuto.

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