L’emergenza Covid è finita, ma molte strutture obbligano i dipendenti a tamponi a cadenza fissa

Per la Uil Fpl Rovigo il quadro generale è cambiato e ora devono cambiare anche i vincoli per i lavoratori

ROVIGO – Nelle strutture socio sanitarie i visitatori possono ormai entrare senza necessità di un tampone preventivo. È comprensibile, perché la fase acuta della pandemia sembra ormai alle spalle. “Quello che si capisce meno è perché ancora molte strutture obblighino i propri dipendenti all’esecuzione dei test a cadenza fissa, ancora molto ravvicinate. Il quadro generale è cambiato e ora devono cambiare anche i vincoli per i lavoratori, per dare respiro a chi è stato soffocato fino ad ora: se fino a qualche giorno fa erano previste regole fisse ed omogenee, ora le strutture possono regolare al meglio gli screening rendendo meno oneroso l’impegno. L’appello, dunque, è che lo facciano”.

Sono le parole di Cristiano Maria Pavarin ed Enrica Muraro della Uil Fpl Rovigo, ovviamente dopo quanto accaduto nel recente passato nessuno nega che la prevenzione resti un’arma preziosa, ma nell’ultimo aggiornamento del Piani di Sanità Pubblica è stata la stessa Regione Veneto a spiegare che, nel mutato contesto, gli screening per gli operatori verranno modulati dalle strutture in base allo scenario epidemiologico e al contesto locale e che, per gli operatori in servizio presso le strutture socio sanitarie, la periodicità dei test di screening verrà definita su valutazione del medico competente, in accordo con il medico coordinatore della struttura e il referente medico per le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali dell’Azienda Ulss di riferimento.

“A fronte di tempistiche – sottolinea la Uil Fpl Rovigo – che in molte strutture del Polesine restano ancora serrate, gli operatori allo stremo da mesi, si trovano spesso costretti a presentarsi anche durante le ferie o i riposi per fare il tampone. Per questo l’appello che facciamo è di allungare le tempistiche facendo coincidere le stesse prestazioni all’interno dell’orario di lavoro e di fare in modo da ridurre disagi e oneri per i lavoratori, pur consapevoli che, nel caso fosse necessario, si potrebbe tornare a ridurre i tempi di screening”.

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