Maggio rodigino

Maggio a Rovigo significa playoff di rugby, 1500 biglietti già venduti per la semifinale di ritorno contro il Valurugby in programma domenica 15 maggio allo stadio Battaglini

ROVIGO – Ormai da una decina d’anni a questa parte il mese di maggio è diventato a Rovigo il mese più importante dell’anno. Si potrebbe quasi dire che questo periodo assomiglia al “maggio fiorentino”, l’importante manifestazione concertistica a cui un appassionato del genere non può mancare di essere presente almeno una volta nella vita. 

Ebbene, allo stesso modo e con la stessa passione, ogni anno anche a Rovigo a maggio succede qualcosa di veramente coinvolgente e importante per la città: le semifinali del campionato di rugby per lo scudetto nazionale. 

Si sta come risvegliati da un lungo letargo invernale, in cui si sono rincorsi sogni brutti e belli, e si spera che questi ultimi siano annunciatori di una realtà viva e vera. 

Dopo un grande sonno la prima cosa di cui si va alla ricerca sono le persone amiche, i volti conosciuti, e con essi si comincia a riallacciare relazioni per rendersi conto della realtà in modo oggettivo e accertarsi di non essere ancora in un sogno. 

A pensarci bene forse è proprio questa la magia dello strano maggio rodigino: quella di ritrovare vecchi amici che non si vedevano da un sacco di tempo, accertarsi che vada tutto bene, se c’è bisogno di qualche cosa e scambiare quattro chiacchiere riguardo la Rugby Rovigo dell’anno in corso e condividere impressioni, attese, preoccupazioni, speranze. E’ così da sempre, e questa cosa è accaduta anche domenica scorsa a Reggio Emilia. 

Ma non accade solo di rivedere vecchi amici, capita anche di farne di nuovi, come è accaduto a me che sono riuscito finalmente ad avvicinare il title coach delle rugby Rovigo dei giovani di quest’anno. Ho avuto subito l’impressione di una persona molto disponibile, loquace e anche simpatica. Come un padre premuroso ha accompagnato i propri figli all’irrinunciabile rito di partecipare al banchetto del terzo tempo preparato dalle Posse RossoBlu.

Non mi sono fatto scappare l’occasione di raccogliere il suo importante autografo, perché Allister Coetzee non è un tipo qualsiasi (nella foto mentre firma la maglia indossata da Stefano Padovan). Nascosto dietro il suo carattere umile vi si trova l’allenatore di pochi anni fa della squadra di rugby più importante del mondo: il Sud Africa. Ho raccolto la sua firma proprio su una maglia degli Springboks che devo aver acquistato ancora ai tempi di Naas Botha a Rovigo. Per me è tutto ciò è stato un grande onore. 

Tra le tante persone famose intraviste della rugby Rovigo di oggi e di ieri ve ne era una con l’aria piacevolmente e finalmente serena, come se si trovasse a suo agio al banchetto dei tifosi, come fosse tornato a casa, si muoveva salutando questo o quell’ex compagno e quasi avrebbe voluto scambiarsi immediatamente la maglia se avesse potuto. Davvero un peccato, un figliol prodigo che purtroppo non rivedremo mai più a Rovigo, se non in veste di avversario. 

Ho pensato che nel rugby moderno anche a Rovigo purtroppo tanti sono i giocatori che sono arrivati, si sono appassionati, e sono poi andati via, e così ogni quasi bisogna ricominciare da capo a conoscere la squadra. Molti vanno nel mondo del professionismo a migliorare la loro carriera, altri accettano ingaggi più importanti di quelli offerti dalla Rugby Rovigo, ma di tutti si può dire ormai che vivono il loro periodo di maggior gloria sportiva, se così si può dire, a Rovigo. 

Quello che rimane però inalterato e permanente nel tempo, e che solo su questo quindi si può fare affidamento, è la passione smodata che lega i tifosi della squadra alla squadra, è il tifo febbrile che si scatena quando si vede un bersagliere con la maglia a rigoni rosso-blu correre in mezzo agli avversari, è l’urlo di gioia liberatorio quando esso schiaccia finalmente la palla in meta. Questo è quello che conta più di tutto, per i ragazzi, per noi, per la Rugby Rovigo.   

 Stefano Padovan

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