Oltre 2.000 firme in Provincia per chiedere la Via al progetto Ecopol

Cittadini e associazioni ambientaliste in pressing sulle problematiche derivanti dalla trasformazione dell’impianto di via Amendola a Rovigo

ROVIGO – Dina Merlo ha consegnato al presidente della Provincia di Rovigo Enrico Ferrarese oltre 2.000 firme sottoscritte per la maggior parte in maniera digitale attraverso una petizione che è ancora aperta, oltre a quelle cartacee raccolte in occasione degli incontri pubblici (LEGGI ARTICOLO) dedicati al progetto Ecopol di riconversione del sito di stoccagio di via Amendola in attività di trasformazione di terreni e fanghi inquinati attraverso il procedimento del desorbimento termico.

Ferrarese, accompagnato dal segretario generale Gerlando Gibilaro e dal dirigente dell’Area Ambiente Michele Bonito, che ha confermato non essere ancora stata fissata la data di convocazione della commissione tecnica che discuterà se assoggettare il progetto di riconversione di Ecopol a Valutazione di impatto ambientale, o meno, ha ricevuto le firme dei cittadini oltre che un documento sottoscritto dalle associazioni ambientaliste presentato dal presidente provinciale di Italia Nostra Fabio Bellettato.

Le delegazioni provinciali di Rovigo di Wwf, Italia Nostra, Slow Food, Lipu, Amici della bici Fiab, Legambiente e la Rete dei comitati polesani a difesa della salute e dell’ambiente chiedono alla Provincia di Rovigo “di tenere in debita considerazione il quadro ecologico-ambientale nel quale opererebbe tale impianto di stoccaggio, se convertito anche a impianto di trattamento ad alte temperature di terreni contaminati da idrocarburi (attraverso la tecnica del desorbimento termico). A giudizio delle scriventi una modifica nella destinazione d’uso delle attuali strutture di tale rilevanza necessita di un’analisi approfondita su eventuali impatti che eventuali nuove occupazioni di suolo, sversamenti di reflui e di emissioni gassose, considerando eventuali rischi nel caso di malfunzionamento o casi accidentali nelle fasi di stoccaggio, trattamento e trasporto, possano interferire su di esso”.

Si sottolineano infine i problemi di viabilità che si verrebbero a creare lungo la strada regionale 88, in quel tratto stradale alberata e sottoposta a vincolo paesaggistico, oltre che alla vicinanza di tutta una serie di siti tutelati e presenza di specie di interesse comunitario sottoposte a vincolo.

Risulta evidente che solo la procedura di Via è in grado di garantire la popolazione che vive e opera a vario titolo nelle strette vicinanza dal sito, dai cittadini residenti nel comune di Rovigo e nei comuni limitrofi, le attività produttive agricole, turistico ricreative, ambientali, ecc.

Di tutt’altro parere l’azienda Ecopol che, come già comunicato (LEGGI ARTICOLO), interpreta la procedura come una semplice variazione di Aia, ovvero autorizzazione integrata ambientale, e poichè già autorizzata allo stoccaggio di 6.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, non dovrebbe essere assoggettata a Valutazione integrata ambientale in quanto avrebbe richiesto l’autorizzazione semplificata al progetto di impianto a desorbimento termico.

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La delegazione ha rimarcato come questo progetto rappresenti una modifica sostanziale della autorizzazione ora in atto, con impatti che richiedono una procedura prevista dalla legge, appunto la Valutazione di Impatto ambientale, che prevede proprio una puntuale indagine sui possibili effetti

Non si è sbilanciato il presidente Ferrarese in merito al futuro della commissione tecnica provinciale anche se si è dichiarato vicino alle preoccupazioni dei cittadini per la salute pubblica ed i rischi ambientali per il territorio. Ferrarese ha promesso “attenzione per le richieste, sia dalla parte dei cittadini, che delle associazioni ambientaliste, sia verso la procedura che deve svolgersi secondo modalità corrette”.

Alla commissione tecnica parteciperà anche il Comune di Rovigo con il sindaco Valeria Cittadin che si è già espressa circa la necessità di richiedere la Via per il progetto presentato da Ecopol (LEGGI ARTICOLO) e potrebbe richiedere all’Ulss di richiedere approfondimenti per fugare dubbi di una eventuale compromissione della salute pubblica di cui il primo cittadino è responsabile.

Solo attraverso una Valutazione di impatto ambientale più completa potrà essere giustificata l’adozione della scelta autorizzativa finale secondo il principio di precauzione per la garanzia della salute di cittadini e dell’ambiente.

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