ROVIGO – Un’indagine dai risvolti inquietanti partita con l’esplosione del 31 marzo nella struttura di Cavanella Po nel comune di Adria (LEGGI ARTICOLO), e culminata con l’attentato (perchè di tale si tratta) al villaggio Tizè di Rosolina Mare il 29 luglio con ben tre esplosioni. Attentati con risvolti xenofobi e razziali, come evidenziato dal Procuratore della Repubblica di Rovigo, dott.ssa Manuela Fasolato.
LEGGI I COMPLIMENTI DEL PREFETTO PER L’ESITO DELLE INDAGINI
“La Procura di Rovigo, con indagini delegate alla Compagnia dei Carabinieri di Adria – Nor, procede in ipotesi accusatoria nei confronti di tre giovani, di nazionalità italiana e residenti in Provincia di Rovigo, S.N. del 2000 residente a Porto Viro, M.T. del 2002 residente a Taglio di Po, T.C. del 2001 residente a Loreo, per delitto contro la pubblica incolumità mediante violenza di cui all’art.422 c.p. (Strage) Adria il 31 marzo 2023 per aver compiuto atti al fine di uccidere tali da porre in pericolo la pubblica incolumità collocando e facendo esplodere un ordigno esplosivo artigianale composto da una miscela di tipo pirotecnico a base di perclorato di potassio, polvere nera ed alluminio sulla base del portone del condominio sito in Adria in via Dogana n. 20, provocando una deflagrazione tale da infrangere i vetri della porta d’ingresso sita al piano terra e delle finestre del piano ammezzato, distruggendo completamente l’androne e le cose ivi collocate, nonché tale da divellere le porte di tre dei sei appartamenti posti al primo e al secondo piano dello stabile, ponendo così in pericolo l’incolumità dei condòmini presenti all’interno della palazzina, approfittando di circostanze di tempo, avendo agito verso le ore 22 di sera, tali da ostacolare la pubblica e privata difesa; nonché anche per il delitto di cui agli artt. 2 e 4 comma 1 e 2 lett. a) L. n. 895/1967 per aver detenuto e portato in luogo pubblico un ordigno esplosivo utilizzato per commettere i fatti suddetti; gli stessi giovani sono indagati anche dei reati di cui agli artt. 678 e 703 comma 2 c.p. commessi a Rosolina il 29 luglio per aver detenuto e portato in luogo pubblico materiale esplodente che lanciavano in prossimità degli appartamenti del villaggio Tizè di Rosolina Mare, causando tre esplosioni, una in direzione degli appartamenti situati a sud-est della struttura e i successivi in zona nord-est, con le aggravanti di aver approfittato di circostanze di tempo, avendo agito verso le ore 4 di mattina, tali da ostacolare la pubblica e privata difesa e di aver commesso il fatto in un luogo ove vi era adunanza di persone”.
In particolare per i fatti accaduti il 31 marzo è stato ritenuto dalla Procura della Repubblica di Rovigo che la circostanza fortuita che non si fossero, nonostante la potente deflagrazione, verificati danni alle persone, ma solo alle cose, non escludeva la gravità di quanto accaduto e l’integrazione del delitto configurato, in quanto l’ordigno esplosivo era stato posto alla base della porta ingresso di un palazzo abitato, con conseguente pericolo per l’incolumità degli stessi condòmini, di cui la maggior parte stranieri, tenuto conto della violenza dell’esplosione che aveva divelto persino le porte d’ingresso degli appartamenti posti al secondo piano dello stabile, per cui, considerata la tipologia di miscela utilizzata come esplosivo, con deflagrazione particolarmente potente, è stato ritenuto che gli atti posti in essere dagli indagati fossero certamente idonei a determinare un pericolo per l’incolumità di più persone, tenuto conto della fascia oraria in cui è avvenuto il fatto (verso le ore 22.00) e del numero di persone che abitano il condominio, tra cui anche alcuni bambini, essendo del tutto plausibile che qualcuno potesse percorre il tratto maggiormente colpito dall’esplosione o anche solo potesse essere a ridosso delle porte delle abitazioni che sono state divelte.
Nei confronti dei tre indagati la Procura della Repubblica di Rovigo per i fatti commessi in Adria il 31 marzo ha richiesto al Gip la misura cautelare più afflittiva, stante la ritenuta rilevanza degli indizi per i gravi delitti contestati in ipotesi accusatoria e la ritenuta sussistenza di esigenze cautelari consistenti nel pericolo della reiterazione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede, considerato anche l’episodio contestato per i fatti di Rosolina del 29 luglio, e considerato quanto emergeva da investigazioni di natura tecnica, risultando inoltre moventi e modalità di condotta che secondo l’ipotesi accusatoria dimostravano indole violenta, xenofoba e intenzioni di spedizioni punitive, nonché modalità di commissione dei fatti particolarmente accorte, quali la copertura della targa del mezzo con cui gli indagati erano giunti sul luogo di commissione del delitto il 31 marzo, nonché la capacità di operare altre iniziative organizzate per azioni violente con modalità professionali quali l’uso di passamontagna e la scelta di percorsi non coperti da telecamere pubbliche, altresì la capacità e facilità di procurarsi materiali esplodenti, nonché il porto di oggetti atti ad offendere, nonché ritenuta l’esigenza cautelare di evitare inquinamento probatorio, anche in ragione di tentativi di costruzione di versioni di comodo e alibi e iniziative di contattare un militare in servizio presso i Carabinieri al fine di avere notizie sulle indagini. Misura cautelare che il Giudice per le indagini preliminari ha emesso nella forma degli arresti domiciliari per i delitto di detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo e per il delitto, così riqualificato, di tentato omicidio plurimo con dolo diretto alternativo rispetto ad eventi letali o gravemente lesivi per gli abitanti della palazzina concorrente con esplosione di ordigno esplosivo al fine di incutere timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica, ritenendo il Gip che tale misura degli arresti domiciliari fosse adeguata a garantire le esigenze cautelari stante la formale incensuratezza e la giovane età degli indagati.
Le complesse indagini iniziate contro ignoti dopo il grave fatto del 31 marzo ed eseguite su delega della Procura della Repubblica di Rovigo dalla Compagnia dei Carabinieri di Adria Nor con scrupolo e tempestività, sono consistite in sopralluoghi, accertamenti tecnici del materiale repertato nell’esplosione del 31 marzo, assunzione di persone informate sui fatti e testimoni oculari, verifica delle telecamere su strada e varchi e altre attività tecniche investigative, le quali hanno permesso di ricostruire minuziosamente quanto accaduto e di attribuirne secondo gli inquirenti in ipotesi accusatoria in fase di indagine la responsabilità ai tre giovani indagati, appurando anche con dette attività investigative in ipotesi accusatoria i moventi delle condotte con rilevanza penale, ritenuti essere anche di natura xenofoba.
Nel corso della esecuzione della misura cautelare i Carabinieri di Adria Nor su delega della Procura della Repubblica di Rovigo hanno eseguito perquisizioni e sequestri nei confronti dei giovani suddetti e anche nei confronti di altri due soggetti indagati in ipotesi accusatoria di reati collegati ai fatti suddetti.
E’ anche stato indagato un militare per il reato in ipotesi accusatoria di rivelazione di segreto d’ufficio.
Il procedimento è in fase di indagine preliminare e gli interrogatori di garanzia dei soggetti agli arresti domiciliari sono fissati per il 30 ottobre.