ROVIGO – Dopo la straordinaria stagione con la vittoria del campionato di Prima categoria e il Trofeo Veneto, il Rovigo calcio ricostruisce per avere un ruolo da protagonista, anche in Promozione. Non sarà semplice, soprattutto in considerazione del fatto che altre società padovane e polesane sono ben strutturate, e con organici di tutto rispetto.
Si cambia tutto, da direttore sportivo, all’allenatore, staff incluso. Un cambio di rotta radicale, ha vinto la linea dell’azionista di maggioranza Roberto Benasciutti, salutato e ringraziato mister Davide Pizzo (LEGGI ARTICOLO) e l’ex ds Cristiano Masotti “per l’ottimo lavoro svolto e per i successi ottenuti”, mercoledì 24 maggio giornata di presentazioni allo stadio Gabrielli di Rovigo. A fare gli onori di casa il riconfermato direttore generale Andrea Bimbatti, in sala stampa la presidente Monica Nale, il vice presidente, avvocato Massimiliano Vissoli, e il patron Roberto Benasciutti.
Ma i veri protagonisti di giornata sono stati il neo direttore sportivo Massimo Bovolenta, una vita a Loreo, ora per l’ex estremo difensore il salto di qualità nella città capoluogo. Di sicuro a Rovigo non arriva per fare brutta figura.
“Ringrazio la società per l’opportunità – le prime parole di Massimo Bovolenta volto noto del calcio polesano – ringrazio il Loreo per quello che abbiamo fatto insieme, si vince e si perde tutti insieme, prendere adesso le redini del Rovigo, dopo la vittoria di Coppa e campionato non è semplice, ci vuole coraggio, ma io facevo il portiere, ed è un ruolo di coraggio. Il patron mi ha fatto questa proposta, e credo che a Rovigo si possa fare bene. Logicamente c’è da lavorare, bisogna contattare i vecchi giocatori che hanno fatto la storia sportiva di questa società negli ultimi anni, adesso siamo pronti. Il mister è uno degli allenatori più preparati in Promozione. Per 15 anni è stato traghettatore in una società, come ho fatto io, abbiamo dei caratteri simili, vediamo il calcio alla stessa maniera, lui è l’uomo giusto. Quando ho parlato con i primi giocatori che ho contatto li ho portati in tribuna, non in ufficio, uno stadio come a Rovigo non c’è in giro”.
Il tecnico è un uomo di grande esperienza, il padovano Gaetano Prisco, una vita a Limena (portato in Promozione nel 2017), uno abituato alla categoria, ora l’avventura a Rovigo.
Gaetano Prisco è carico a molla, entusiasta della nuova avventura, ma soprattutto ha le idee chiare, un veterano della categoria (ben 14 anni) “Vengo dalla gavetta, sono un uomo di campo, non faccio proclami, mi piace dimostrare le cose con i fatti. Sono innovatore sotto certi aspetti, lavoro molto, ma pretendo molto dai miei ragazzi. Le mie squadre sono molto aggressive in fase di non possesso, e in fase di possesso molto dinamiche nell’aggredire gli spazi. Venire a Rovigo è una bella responsabilità (vive nel quartiere Arcella a Padova, ndr), ma sono abituato nella vita e nel lavoro. Una vera sfida, è la mia prima grande opportunità in carriera per allenare in una città, una sfida ambiziosa quella di riportare Rovigo agli antichi fasti. Ho motivazioni incredibili, chi verrà non arriverà solo per i soldi ma per grandi stimoli, questo deve essere chiaro”.
Di Lena è stato confermato all guida della Juniores, in arrivo un nuovo preparatore dei portieri (uomo fidato del mister), ed un allenatore in seconda. Mercato per i fuori quota in grande fermento, ne servono parecchi, ci potrebbero essere almeno 10 volti nuovi in biancazzurro, forse di più.
“Ringraziamo tutte le persone che hanno collaborato con quest’anno – ha sottolineato in apertura il dg Andrea Bimbatti – giocatori, allenatori, collaboratori e staff che ci hanno permesso di raggiungere risultati straordinari che resteranno nella storia del Calcio Rovigo. Abbiamo compiuto 130 anni di storia, stiamo scrivendo qualche pagina del presente, ma vogliamo scriverle anche in futuro. Ringrazio la proprietà e la società per fiducia accordata per la mia riconferma”.
Sul fronte del marcato due intanto le riconferme, Ochoa e Allegrucci faranno parte del Rovigo calcio, altri sono in via di definizione. Molti giovani promettenti arriveranno al Gabrielli, si cambierà anche il responsabile del settore giovanile, ma verrà annunciato verosimilmente la prossima settimana.
“Come vedete stiamo partendo, abbiamo preso un po’ di tempo per fare delle valutazioni – ha sottolineato Benasciutti – in questa categoria ci sarà un impegno maggiore per la società, i dubbi sono finiti, il Rovigo è qui che parte. Il Rovigo andrà avanti con noi finché ci sarà la possibilità di fare bene. Faremo crescere i giocatori di Rovigo. Ringrazio mister Pizzo, con cui siamo stati per cinque anni, e tutta la squadra, chi vuole rimanere a Rovigo è ben accetto”.
“In quesi giorni sono stata silente – le parole di Monica Nale – la confusione che è emersa intorno al Rovigo calcio non mi appartiene, sono convinta che abbiamo trovato una soluzione che ci permette di proseguire il cammino, che abbiamo intrapreso 4 anni fa, credendo nel progetto di ridare alla città un titolo adeguato allo stadio, al capoluogo di provincia, e per il settore giovanile sono convinta che stiamo facendo cose importanti avvicinando persone di spessore, che ci aiuteranno a crescere, affinché i nostri giovani possano avere un futuro in Promozione, Eccellenza e chissà se arriveremo oltre”.
Spaccatura all’interno della società ricomposta nel giro di qualche settimana, dopo i festeggiamenti per il doppio titolo (LEGGI ARTICOLO) c’erano delle divergenze sulla strategia futura, mercoledì è stato messo un punto da cui ripartire. “Ringrazio tutti quelli che hanno contribuito al raggiungimento dell’obiettivo, il mister, i giocatori, l’allenatore dei portieri e il preparatore atletico”.
Molto sintetico il vice presidente Vissoli “per raggiungere determinati obiettivi c’è la necessità che ci siano persone che tra loro abbiano buoni rapporti, serve correttezza, lealtà e trasparenza, lo dico anche ai nuovi arrivati, il rapporto umano per noi è fondamentale. Ci sono dei doveri nei confronti dei soci, per chi lavora per mantenere lo stadio in ordine, e chi impiega tempo per rendere un servizio anche sociale, quindi se siamo tuti qui oggi, è perchè questo rapporto di fiducia sussiste ancora”.
Giorgio Achilli