Il presidente Giustiniani: “Solo per i seminativi in Veneto i danni superano i 100 milioni, ma il conto totale sarà altissimo se continuerà questo caldo anomalo”

VENEZIA – “Siamo soddisfatti per lo stato d’emergenza varato per il Veneto. Ma 4,8 milioni devono essere considerati solo il primo step. Dovranno seguire interventi più consistenti, perché la situazione, con questo caldo anomalo, è drammatica”.

Così Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, si esprime sul via libera al provvedimento governativo per cinque regioni. “Lo stavamo chiedendo da tanto come organizzazione, era inevitabile a fronte delle precipitazioni scarsissime degli ultimi sei mesi. I 4,8 milioni stanziati per il Veneto sono un passo importante, ma devono essere considerati un inizio. Solo per i seminativi i danni stimati, ad oggi, sono di 100 milioni di euro. Ma contando tutto il resto si sale a parecchie centinaia di milioni. Abbiamo zone dove da settimane non è più possibile irrigare, con danni enormi per le colture. Per il mais si stimano già perdite del 50%, ma se la carenza di piogge dovesse continuare a lungo le cifre saranno ben più alte. Anche la soia si sta seccando, così come nella zona del Delta del Po la produzione di riso è messa a rischio dalla risalita del cuneo salino. Stanno saltando in molte zone anche i secondi raccolti, perché con le temperature così alte e la penuria d’acqua gli agricoltori stanno rinunciando a seminare. Ci sono scottature sui frutti, orticole in stress idrico, pomodori che non crescono, vacche che producono meno latte a causa del caldo. Sono segnali di quello che andiamo ripetendo da anni sui cambiamenti climatici. La tragedia sulla Marmolada ne è la riprova. Il nostro pensiero, in queste ore, va alle vittime e ai loro familiari, ai quali esprimiamo la nostra vicinanza”.

Giustiniani sottolinea che il caldo anomalo e la siccità stanno diventando la norma e perciò fondi andranno stanziati per un piano irriguo serio, “che deve passare da un piano di opere che comprenda piccoli e grandi invasi, il rinnovamento dei sistemi irrigui, promozione di sistemi di supporto all’agricoltore per valutare i fabbisogni idrici delle colture come le centraline meteorologiche,  sistemi efficaci e innovativi di riutilizzo delle acque reflue. Nel breve periodo servono azioni di soccorso, perché è fondamentale usufruire della maggior quantità d’acqua possibile contenuta nei serbatoi per poter risollevare, per almeno un periodo di 15 giorni, le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione. Lo stato d’emergenza dovrebbe consentire il rilascio eccezionale delle portate dei serbatoi idroelettrici e a gestire l’eventuale ulteriore rilascio delle portate dei laghi alpini e prealpini”.

Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura Veneto, evidenzia che urge la nomina di un commissario straordinario che si occupi con urgenza della risalita del cuneo salino sul Delta del Po. “Si spera che entro questa settimana venga chiamato qualcuno a decidere per fare in modo che arrivino risorse, al fine di ripristinare il normale deflusso delle acque del fiume. Il cuneo salino è risalito per oltre 30 chilometri, le immagini che ci arrivano sono drammatiche: è un disastro non solo dal punto di vista agricolo, ma anche ambientale”.

Marco Aurelio Pasti, presidente di Confagricoltura Venezia e componente del Consiglio regionale dell’associazione, fa presente che la risalita del cuneo salino sta causando danni non solo in Polesine, ma anche nel Basso Veneziano: “L’avanzare dell’acqua salata ha causato lo stop all’irrigazione per aziende che hanno grandi campi di seminativi. Ieri ha chiamato un associato disperato, perché ha 70 ettari di mais da seme che non possono essere irrigati. Il valore della produzione è di 4.000 euro a ettaro. Vuol dire che rischia di perdere 300.000 euro. E come lui tante altre aziende rischiano di buttare all’aria un anno di lavoro. Ma i danni sono causati anche dagli insetti, che con il caldo stanno imperversando: il ragnetto rosso, la diabrotica, la piralide del mais”.

Alla siccità si aggiungono i danni causati ieri dal forte vento nelle zone di pianura, soprattutto nel Basso Veronese, dove nel tardo pomeriggio forti raffiche hanno provocato l’allettamento delle coltivazioni di mais, con danni maggiori nelle zone tra Trevenzuolo e Isola della Scala.

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