All’Ospedale di Rovigo da un mese è stato attivato al settimo piano negli spazi della Geriatria/specialistica un reparto Covid, per Cristiano Maria Pavarin della Uil Fpl Rovigo le procedure adottate per la sicurezza del personale e dei pazienti non sono adeguate

ROVIGO – “Un reparto Covid “segreto”. È quello che è stato attivato ormai un mese fa al settimo piano dell’ospedale di Rovigo negli spazi della Geriatria/specialistica. Accoglie pazienti ricoverati per altra causa ma che risultino positivi al virus. Come denunciamo ormai da tempo senza ottenere risposte esaustive, è come vengano gestiti questi pazienti dal punto di vista dell’isolamento e, soprattutto, quali siano le procedure adottate per la sicurezza del personale”. 

Lo evidenzia Cristiano Maria Pavarin della Uil Fpl RovigoPerché se a Trecenta, dove sono ricoverati i pazienti che hanno solo Covid in forma sintomatologicamente severa, vengono adottati correttamente prevenzione, protezione, percorsi adeguati e corrette pratiche di vestizione e svestizione per evitare la trasmissione del contagio, altrettanto non avviene nel cuore dell’ospedale di Rovigo, così come in quello di Adria, dove, fra l’altro, il personale ha attività promiscua e deve passare continuamente da pazienti positivi a pazienti non contagiati? E perché chi assiste un paziente Covid “certificato” ha giustamente diritto ad un’indennità di malattie infettive, mentre per chi assiste pazienti “ordinari”, che però sono ugualmente contagiati e contagiosi questa indennità non viene riconosciuta. Con la fine “legislativa” dell’emergenza, che però finita non è come confermano le nuove positività quotidiane, i ricoveri ed i decessi, sono state cancellate le specifiche indennità che riconoscevano il rischio agli operatori coinvolti direttamente nella gestione dei pazienti Covid come per esempio quelli del Pronto soccorso  e del Suem. L’impressione è che si stia abbassando la guardia prima ancora che il pericolo sia davvero cessato o ridotto in termini compatibili con una gestione ordinaria dei servizi”.

“Ci sono troppe cose che non tornano. Una sembra essere quasi una voglia di nascondere la polvere sotto il tappeto. Ma allora perché – si chiede Pavarin – nelle Rsa l’Ulss controlla rigidamente che vengano rispettate le misure per evitare il contagio, con la separazione dei percorsi, le aree separate per l’isolamento degli ospiti positivi e l’obbligo di screening per i dipendenti anche quando non sono in servizio, mentre per il reparto Covid “nascosto” non è previsto nulla di tutto ciò e l’isolamento avviene con dei teli appiccicati con dei cerotti? Sono pazienti e lavoratori di serie B? Non sarebbe meglio fare come in queste strutture e come è stato fatto negli ospedali di altre Regioni per queste tipologie di pazienti, realizzando stanze di isolamento per ogni specifico reparto?”

“Ci chiediamo come sia possibile che le stesse misure imposte a Trecenta nel caso di gestione pazienti Covid non sia perpetrata nei reparti che di fatto, anche senza che sia la patologia prevalente, curano i pazienti Covid. E non parliamo di pochi casi, perché attualmente si tratta di 18 pazienti provenienti dalle diverse discipline, ma nei giorni scorsi sono stati raggiunti anche i 25 posti letto occupati. Nonostante questo, si fa finta che il Covid sia ormai scomparso e si continuano ad implementare nuove attività, come ad esempio il recupero delle liste d attesa, in un momento in cui il personale è ancora allo stremo e in emergenza, tanto che che ancora in diversi reparti non è ancora ben chiaro se sia possibile garantire le ferie estive”.

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