VENEZIA – Approvata con i voti di maggioranza e opposizione in Consiglio regionale la mozione 359, presentata lo scorso ottobre dal consigliere Arturo Lorenzoni (e sottoscritta da tutti i colleghi di opposizione), che chiede alla Giunta di “sollecitare la Soprintendenza a rendere fattibile l’installazione di moduli fotovoltaici nei centri storici del Veneto”. Un risultato importante.
“La diffusione del fotovoltaico è un passaggio cruciale verso la transizione energetica – sottolinea lo stesso Lorenzoni – anche in chiave di costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. E la normativa nazionale ha totalmente deregolamentato il procedimento autorizzativo per gli impianti fotovoltaici fino a 20 kW di picco, equiparandoli a edilizia libera, quindi alla manutenzione ordinaria”.
Tuttavia, le Soprintendenze, talora senza una reale coerenza con la norma nazionale, forniscono pareri variegati a coloro che li chiedono per installare il fotovoltaico nei centri storici.
“Naturalmente non si parla di edifici soggetti a vincoli, che la norma nazionale riconosce come oggetto di tutela – precisa il consigliere – ma di immobili qualsiasi situati nei centri storici. Esiste peraltro un bell’esempio recente, anche di un edificio storico, il teatro Alighieri di Ravenna, dove sono stati installati 50 kW di moduli rossi sulla copertura, con il nulla osta della Soprintendenza”.
È palese, infatti, che moduli ben integrati sono assai meno impattanti delle lamiere o dell’eternit che spesso si vedono nelle nostre città.
“Il tavolo di confronto tra Regione e Soprintendenza era previsto, ma non avviato, dalla legge regionale 16 del 5 luglio 2022 di promozione delle Comunità Energetiche Rinnovabili”.
Auspico che la Giunta, conclude il consigliere Lorenzoni, “si attivi al più presto e dia ampio risalto agli esiti del lavoro, che se coerente con la normativa nazionale, faciliterà assai la diffusione del fotovoltaico. È nell’interesse dei cittadini per pagare meno l’energia, prima ancora che dell’ambiente, minacciato dal cambiamento climatico in atto”.