ROVIGO – Il 30 maggio io sciopero perchè sono stanco di vedere la scuola relegata ad ultima ruota del carro sociale: sacrificata e umiliata durante la pandemìa, perseguitata da “riforme” che promettono centralità e modernità e si rivelano invece specchi per le allodole: respingo l’idea che nuove tecnologie, pratiche didattiche standardizzate e formazione professionale calata da un vertice di esperti, superpagati ma lontanissimi dalle aule, possano prendere il posto di quello che ogni giorno faccio nelle classi in cui entro: aprire relazioni con e tra i ragazzi, acquisire dai colleghi esperienza e buone pratiche, in un ciclo mai uguale a se stesso, perchè ogni “lezione” (il termine unità didattica interessa forse la docimologia, ma a me interessa poco) non è quasi mai uguale a qualche lezione svolta in precedenza e non sarà ripetibile in futuro. Le nuove tecnologie sono importanti e lo dimostrano i tanti progetti avviati nelle scuole, ma non possono diventare il focus dell’insegnamento di oggi; la burocrazia e la misurazione della valutazione sono necessarie ma non possono diventare preponderanti, ingolfare il lavoro quotidiano con scartoffie e alla fine distogliere dal vero focus della scuola: la relazione tra docente e studenti.
Se poi il cosiddetto “nuovo” che avanza, avanza in maniera antidemocratica, con un decreto legge approvato la sera precedente il 1° maggio, che in nome dell’emergenza e del Pnrr sarà approvato dal parlamento senza alcun dibattito, magari con un voto di fiducia, allora non posso che aderire allo sciopero e iniziare la lotta avverso questa visione verticistica e aziendalistica della scuola.
Alberto Guerrini