Stop alla possibilità di estrazione dal giacimento Teodorico. Una vittoria importante sul piano politico per il territorio, sul piano giuridico, viene ristabilito un corretto ordine di priorità degli interessi ambientali ed energetici del Paese

ROMA – Con due sentenze diverse, ma collegate, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio accoglie i ricorsi contro i ministeri della Cultura e della Transizione ecologica delle associazioni ambientaliste e delle amministrazioni locali bassopolesane ed annulla le favorevoli Via e Vinca alla piattaforma Teodorico per le trivellazioni in Adriatico finalizzate all’estrazione di idrocarburi sotto il fondale marino.

Annullato quindi il decreto ministeriale numero 116 del 29 marzo 2021 adottato dal Ministro della Transizione ecologica di concerto con il Ministro della Cultura recante il giudizio di compatibilità ambientale sul progetto di messa in produzione del giacimento, convenzionalmente denominato Teodorico, nell’ambito della concessione presentata da Po Valley Operation Ltd con valenza anche di autorizzazione integrata ambientale, nonchè ogni altro atto presupposto, collegato, inerente, conseguente e derivato, ivi compresi eventuali ulteriori atti autorizzativi e di assenso del progetto in esame, di cui i ricorrenti non hanno avuto notizia.

Così ha disposto l’intervento dei magistrati Donatella Scala, presidente, Roberta Ricchese, consigliere e Maria Rosaria Oliva, referendaria, estensore del provvedimento che ha decretato lo stop all’incubo trivelle in Adriatico davanti alle coste del Polesine.

Alla soddisfazione delle associazioni ambientaliste che hanno promosso il ricorso affidandosi all’avvocato Matteo Ceruti e dei Comuni del Delta, della Provincia di Rovigo e dell’Ente Parco Delta del Po che si sono affidati all’avvocato Bruno Barel, si aggiungono le voci della politica locale, dalla consigliera regionale Laura Cestari della Lega, alla deputata Pd Nadia Romeo, all’associazione Civica per Rovigo presieduta da Edoardo Gaffeo.

“Lo stop del Tar del Lazio al progetto Teodorico è la vittoria di una comunità, il Polesine, che ama la propria terra. Noi polesani, infatti – dichiara Cestari – sappiamo bene quanto delicato sia l’ecosistema del nostro territorio provinciale: il fatto che contro questo progetto si fossero schierati, in forma compatta, più istituzioni e a più livelli, la dice lunga”.

“L’approvvigionamento energetico è certamente una priorità per tutti – prosegue Cestari -. Ma gli investimenti in un ambito territoriale non possono prescindere dalla valutazione degli aspetti ambientali e sociali. La sentenza del Tar su questo progetto del 2021 è chiarissima: servono adeguate garanzie. Io credo fermamente nelle energie rinnovabili, sono certamente il futuro. Il Polesine, tuttavia, costituisce prima di tutto la nostra casa: il delicato equilibrio delle nostre coste, nonché della Laguna Veneta, sono un patrimonio di cultura e valori sin dai tempi della Serenissima. Tutto questo va conservato e rispettato. Pertanto, chiunque vuole investire e fare opere sul nostro territorio, deve prima di tutto conoscerlo e averne cura”.

Una decisione importante per il territorio, che introduce un fondamentale principio di precauzione – afferma l’onorevole Nadia Romeo – nell’accostarsi a un unicum di enorme pregio naturalistico come il Delta del Po Veneto.

Auspichiamo che si faccia tesoro delle osservazioni contenute nella pronuncia del Tar del Lazio e si tengano maggiormente in considerazione le specificità del nostro Polesine.

Non solo dal punto di vista strettamente paesaggistico e naturalistico, ma anche in relazione al fenomeno della subsidenza, che ha segnato in maniera drammatica la nostra storia recente e che non può essere ignorato”.

Questa vittoria a difesa dell’ambiente detta la linea politica. Sono stati accolti i ricorsi dei sindaci bassopolesani e degli attivisti ambientali nei confronti della società australiana che, nel 2017, aveva chiesto il rilascio della pronuncia, ottenuto poi nel 2021, al fine dello sfruttamento di un giacimento di gas al largo delle coste polesane, ferraresi e ravennate” dichiarano dall’associazione Civica per Rovigo.

“Tra i sette punti sollevati per il ricorso uno, in particolare, è risultato essere di fondamentale importanza: l’incidenza negativa delle trivellazioni sul fenomeno della subsidenza. Il progressivo abbassamento del piano campagna giunto dal 1951 ad oggi fino a 4 metri in alcune aree del nostro delta, è stato considerato imprescindibile ai fini della valutazione della pronuncia”.

Secondo l’avvocato Matteo Ceruti “sul piano politico questa vittoria è importante per il territorio, i suoi abitanti, gli ambientalisti e tutti coloro che hanno sostenuto la campagna no trivelle. Sul piano giuridico, viene ristabilito dalla sentenza del Tar un corretto ordine di priorità degli interessi ambientali ed energetici spesso dimenticato dagli stessi legislatori che sembrano costruire le ultime norme in funzione del giacimento di turno”.

Le motivazioni di questa sentenza, che ribadisce il primato del rispetto dell’ambiente nell’iter di approvazione degli insediamenti industriali, non possono che rafforzare Civica per Rovigo nella sua battaglia politica contro le modifiche all’art. 23 di interporto e la necessità della Valutazione di impatto ambientale per Ecopol a difesa dell’ambiente”.

One Comment
  1. persa un’occasione..una opportunita’ per il polesine e il nord italia.una calcio ad una ricchezza naturale.la lasciamo ai nostri dirimpettai..che non hanno certo associazioni ambientaliste che comandano

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