Candidati che non sapevano di esserlo, due patteggiamenti e tre rinvii a giudizio

Due condanne, pena sospesa, per l’inchiesta della Guardia di finanza coordinata dalla Procura di Rovigo sul movimento politico L’Altra Italia 

ROVIGO – Candidopoli, la nuova frontiera della politica. Primi patteggiamenti in Tribunale a Rovigo, tre rinvii a giudizio per gli esponenti de “L’Altra Italia”, un movimento politico che si è presentato in numerose contese elettorali locali.

Tutto è emerso dall’indagine della Guardia di finanza di Este (Padova), coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Ermindo Mammucci. Da Barbona (Padova) il segnale che qualcosa non tornava, nel 2019 L’Altra Italia si candida come seconda lista in opposizione a quella del sindaco uscente, riuscì a ottenere 23 voti e tre seggi in consiglio: due candidati non avevano mai sottoscritto la candidatura.

Liste clonate, candidati che non sapevano di esserlo (invalidi, pensionati), consiglieri comunali fantasma. Giovedì 2 febbraio per due imputati si è chiuso il processo prima di cominciare.

Due i patteggiamenti per il 59enne F. F., di Rovigo, presidente nazionale del partito ed eletto consigliere comunale a Barbona, 2 anni (pena sospesa), e il 51enne leccese G. T., eletto consigliere a Roccantica (Rieti), 15 mesi (pena sospesa). Pe uno degli indagati c’è anche stata anche l’uscita di scena con il non luogo a procedere.

Per il fondatore de L’Altra Italia ed altri due esponenti del movimento c’è stato il rinvio a giudizio, affronteranno il processo. In totale durante l’inchiesta furono denunciate 15 persone, sia membri del direttivo di “L’Altra Italia”, sia pubblici ufficiali compiacenti per violazione del Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Indagini che sono partite da Barbona, e che poi si sono estese alla Puglia tra Foggia e Lecce.

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