ROVIGO – La siccità dello scorso anno (e quella che si prospetta da qui alla fine dell’estate) riduce del 60% la semina del mais in tutto il Polesine. Quella che una volta era la principale coltura della provincia, con complessivi 26.100 ettari dedicati, rischia di ridimensionarsi notevolmente a motivo dell’ormai cronica carenza di acqua. A tal riguardo, sottolinea Cia Rovigo, “va precisato che il granoturco necessita di venire irrigato continuamente, soprattutto nei mesi più caldi dell’anno. Ragion per cui tanti agricoltori hanno deciso di modificare i propri piani colturali, prediligendo le colture autunno-vernine”. Negli appezzamenti agricoli polesani, dunque, nell’annata agraria in corso al posto del mais vi sarà un +30% di grano, +15% di girasole e +15% di soia.

“Tutte coltivazioni, queste, meno idroesigenti – chiarisce il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini (foto) – Relativamente alla soia, però, in pochi si cimenteranno con il secondo raccolto, proprio perché dovrebbe venire irrigata con regolarità tra fine giugno e luglio, ovvero quando la crisi idrica potrebbe essere al culmine”. Peraltro in questi giorni sta cominciando ad andare in forte stress anche l’orzo. “La scarsità d’acqua in agricoltura, con possibili razionamenti durante la stagione estiva, è un tema che va affrontato immediatamente, a più livelli – aggiunge – Le previsioni sono fosche, nel 2022 non vi è stata un’adeguata ricarica in termini di risorsa idrica. In pratica, veniamo da una stagione che era già stata significativamente secca. Chiaro che d’ora in poi la situazione potrebbe divenire drammatica”. Il problema della scarsità di acqua non riguarda “solo” il settore del primario. “Le autorità competenti – prosegue Faccini – sono tenute a garantire le irrigazioni alle nostre colture. Tuttavia, ciò non significa che non bisogna portare la risorsa idrica anche nei canali delle città”. Si pone, infatti, pure un tema di salvaguardia del paesaggio: “L’acqua va drenata in tutti i corsi e nelle canalette al fine di non creare degli scompensi ambientali”. “Agricoltura e ambiente sono due facce della stessa medaglia. Se l’irrigazione ai terreni agricoli dev’essere sempre assicurata, è altrettanto vero che va mantenuto l’equilibrio dell’intero ecosistema”. Tutti, organizzazioni agricole e Istituzioni, precisa, “siamo chiamati a fare la nostra parte per tentare di ridurre al minimo eventuali perdite: l’anno scorso, a causa della siccità, il comparto agroalimentare rodigino ha subito danni per un totale 200 milioni di euro”.
Il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini, aggiunge: “Il commissario straordinario nazionale sull’emergenza idrica, voluto dal Governo, è la figura più idonea per prendere tutte quelle decisioni che saranno necessarie da qui ai prossimi mesi per salvaguardare tanto l’irrigazione ad uso agricolo che l’approvvigionamento civile”. “All’occorrenza – conclude – lo stesso commissario avrà la possibilità di intervenire a livello sovraregionale. Il punto di partenza di qualsivoglia ragionamento è che la risorsa idrica è a disposizione di tutti; ovvero, non ci dovrà essere qualcuno che ne potrà beneficiare più di altri”.