Zambelli: “Bisogna ridurre i costi Fir per l’Urc, a favore della crescita del movimento”  

Il presidente della Rugby Rovigo rilancia l’idea di ritornare al passato, con un campionato Nazionale più competitivo e un sistema Fir diverso 

ROVIGO – “Al Sei Nazioni siamo entrati senza l’Urc”. Lo ha ribadito il presidente della FemiCz Rovigo, Francesco Zambelli (foto in alto al fianco di Massimo Giovannelli probabile candidato alla presidenza Fir), nel corso della bella serata organizzata dal Lions Club Rovigo lunedì 30 ottobre alle 18.00 nella Sala degli Arazzi di Palazzo Roncale a Rovigo. (LEGGI L’ARTICOLO SULLA SERATA)

Il titolo dell’evento “Rugby e Rovigo: Quale futuro dopo la World Cup?”, è stato molto più di una rimpatriata per molti ex rossoblù che hanno giocato il mondiale vestendo la maglia azzurra. Ospiti del presidente del Lions Club Rovigo, Ruggero Zambon, gli ex azzurri Massimo Giovannelli, Stefano Bordon, Carlo Checchinato, Alessandro Moscardi, Nicola Quaglio, Enrica Quaglio ed Eddy Venturi. A moderare l’incontro Roberto Roversi, al tavolo dei relatori anche il giornalista Ivan Malfatto.

Era il 2000, il 5 Nazioni vede l’ingresso dell’Italia, all’epoca il campionato italiano era competitivo, aveva un appeal diverso con piazze importanti, poi lentamente è cambiato tutto. L’ingresso di Aironi (Viadana), sostituite poi delle Zebre (Parma), e del Benetton Treviso nel campionato celtico (ora Urc), ha di fatto decretato l’ingresso nel professionismo vero del rugby italiano, impoverendo il campionato domestico, e privandolo dei migliori giocatori di interesse nazionale.

“Al Sei Nazioni ci siamo andati con giocatori che venivano da club più poveri di quelli attuali. Quell’avanzamento – ha sottolineato Zambelli – è sfociato all’alto livello minando i settori giovanili dei club, impedendo ai ragazzi di farsi notare e meritare la maglia azzurra”.

“Ho aspettato il termine del Mondiale, se avessimo vinto 3-4 partite per noi club di futuro non ce ne sarebbe stato, invece l’Italia ne ha vinte due (contro Namibia e Uruguay), e questo spero porti a meditare la Federazione”. Per inciso, la speranza di vincere contro All Blacks o la Francia in un mondiale (i transalpini erano anche i padroni di casa) era pura utopia visti i valori in campo. Pura fantascienza. 

Il nodo del contendere è noto. Con l’ingresso nell’attuale Urc di Zebre e Benetton, la costituzione di Accademie federali agganciate alla franchigie, di fatto la Fir impegna risorse per svariati milioni di euro (circa 8), sottraendo ai club del campionato di Serie A Elite i giovani più promettenti, inserendoli in un percorso diverso dichiarandoli di interesse Nazionale. Oltre alle risorse scarseggiano anche i giocatori al massimo campionato italiano, quello che dovrebbe essere il serbatoio della Nazionale, di fatto non lo è più. Alla Nazionale maggiore accedono di fatto gli atleti di Zebre e Benetton, oltre a quelli che giocano nei campionati esteri, salvo qualche rarissima eccezione. La Serie A Elite è diventata unicamente un serbatoio dove pescare possibili azzurrabili, da inserire in un percorso di crescita piramidale in orbita Franchigie. Un esempio recente su tutti è Nicola Quaglio. Era già da Nazionale quando conquistò lo scudetto a Rovigo nel 2016 davanti a 6 mila spettatori in un Battaglini in delirio, ingaggiato dal Benetton Treviso per il campionato “celtico”, è stato subito convocato in Azzurro conquistando la storica ed unica vittoria contro il Sud Africa. Questa è la fotografia attuale, nuda e cruda. 

“Credo che l’alto livello interamente finanziato sia una cosa ingiusta – ha ribadito Zambelli – che sport è? Noi siamo qui a tentare di salvare la faccia”. Il patron dei Bersaglieri ha ribadito la sua posizione avversa al sistema Fir, lo ha fatto seduto al fianco di Massimo Giovannelli, ex rossoblù, 37 volte capitano azzurro, colui che ha traghettato l’Italia al Sei Nazioni con vittoria di Grenoble in Francia. Potrebbe essere il profilo giusto per competere con Marzio Innocenti (che si è già ricandidato) nella corsa alla presidenza della Fir. Probabilmente sarà una corsa a due, anche se ancora manca l’ufficialità.

“Sembrerebbe che dopo le due vittoria dell’Italia al Mondiale, con l’automatica qualificazione alla prossima Rugby World cup, il nostro sport sia sulla strada giusta. Poi la provocazione. Fir ok, Nazionali maschili ok, alto livello ok, partecipazione all’Urc ok, settore giovanile ok, ovviamente finchè produce e conferisce giocatori esclusivamente alle accademie federali e Urc. Basso livello, Eccellenza, Top10, Top12 ed Elite inutile e costosa, poiché non propedeutico all’alto livello (con chiaro riferimento al disegno Fir di ‘parcheggiare’ i giocatori U23 di interesse nazionale nei club di Serie A Elite). Tutte le risorse federali vanno all’alto livello. L’Urc costa troppo in modo immorale ed antisportivo, non serve al rugby italiano”

Zambelli, come in passato, scende in campo alla vigilia della campagna elettorale per la guida della Federazione Italiana Rugby. Lo fa a modo suo, senza tanti giri di parole.

“Per il futuro e per il Rovigo gli argomenti non cambiano, negli ultimi 15 anni ha onorato l’evoluzione dei progetti federali, ci siamo impegnati per il rilancio del rugby polesano. Nonostante i successi e i sacrifici economici siamo stati ricacciati indietro, e in basso, dal centro studi federale. Ci è stato detto che Rovigo non ha lo stadio per gli standard internazionali, la società e il Comune si stanno impegnando in tal senso per raggiungere l’obiettivo in 2-3 anni, ma temiamo che sia tutto inutile. Ci manca un campionato italiano che proponga un vero retaggio e tenga vivo l’orgoglio, non solo dei giocatori, ma dei suoi precursori e sostenitori. Pongo un interrogativo: E’ normale che dopo essere riusciti ad entrare nel Sei Nazioni, la Fir abbia aderito alla Celtic League (ora Urc) mortificando molti aspetti del rugby italiano senza correggere questo trend? Noi vorremmo tornare come prima. La mia proposta è la rimodulazione e riduzione della partecipazione all’Urc, e la riduzione dei costi federali a favore della crescita del movimento”. Zambelli ha di fatto rinnovato la propria posizione (nota da tempo), e la campagna elettorale per la presidenza della Fir è iniziata. Rovigo può spostare gli equilibri, ma non da sola. 

Giorgio Achilli

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