ROVIGO – Dopo essere stato allenatore, il presidente Gionata Morello ha preso in mano, nell’estate del 2018, le redini di una società molto sana e con una solida ossatura della prima squadra. Da allora, il Nuovo Basket Rovigo ha fatto davvero parecchia strada, passando dall’essere una straordinaria realtà di amici, alla più importante società di pallacanestro del Polesine.
La promozione in Serie C Silver, conquistata domenica contro Schio, è la seconda consecutiva in tre anni di sua presidenza, fra l’altro con l’incredibile record di 34 vittorie consecutive. Qual è il segreto?
“Penso che il motivo principale sia il nostro modo di intendere lo sport, indistintamente dai più piccini ai più grandi: il nostro obiettivo non è mai la vittoria. Il nostro unico obiettivo è di dare il massimo delle nostre possibilità, permettendoci dunque di imparare anche dalla sconfitta. La vittoria non dipende mai esclusivamente da te stesso. Ci sono moltissimi fattori che influiscono sul risultato finale, a partire dal valore degli avversari. Se scendi in campo con l’obiettivo di dare il massimo – individualmente e di squadra – l’eventuale sconfitta non ha effetti negativi, ma ti aiuta a crescere e, soprattutto, ti diverti comunque. Ecco, al Nuovo Basket Rovigo, noi vogliamo divertirci sempre, senza trasmettere ai nostri tesserati l’ansia da prestazione. In NBR, lo sport torna ad essere quello che era una volta: puro divertimento”.
Quest’anno avete perso quattro gare nel momento più importante dell’anno. È mai stato preoccupato?
“Mi sono preoccupato dopo la sconfitta a Isola della Scala, dove appunto abbiamo perso senza dare tutto quello che potevamo. L’obiettivo di dare il massimo, in quella gara, non era stato centrato e temevo nel conseguente contraccolpo”.
Quando è tornato ad essere sereno?
“Che io sia sereno è praticamente impossibile… Posso però dire che quando sono passato a salutare ogni singolo giocatore nel riscaldamento pregara contro Schio, come faccio sempre, nei loro occhi ho visto qualcosa di speciale. Solamente guardandomi, senza alcuna parola, ognuno di loro mi diceva di stare tranquillo perché avrebbero dato il massimo. E poi lo hanno fatto davvero”.
Parliamo della partita. A chi darebbe il titolo di miglior giocatore?
“La vittoria è stata di tutta la squadra, ma posso nominare chi mi ha emozionato maggiormente non solo per la prestazione contro Schio, ma per quanto abbiamo vissuto in queste tre stagioni assieme: Francesco Tiberio, il giocatore dal cuore più grande che io conosca. Davanti agli occhi ho l’azione in cui viene stoppato da un Redfearn in versione space shuttle, che salta oltre il ferro e lo blocca sul tabellone, ma lui non si scoraggia minimamente e, anzi, subito dopo ruba la palla al loro playmaker, rispondendo con due punti importantissimi e suonando la carica come solo lui è in grado di fare. Dopo il mio primo anno in NBR, quando siamo stati eliminati in semifinale, Tiberio aveva ricevuto importanti proposte da altri club. Ci siamo parlati e gli ho promesso che le soddisfazioni se le sarebbe tolte con questa divisa, quella della sua città. I due campionati successivi li abbiamo vinti dominandoli e lui è stato il trascinatore”.
Cosa dice di coach Luca Gallani?
“Gallani ha accettato, mesi fa, di sostituire il capo allenatore con la squadra che stava andando al massimo, in una categoria senior nuova per lui. Non era facile, ma Gallani ha un carattere molto forte e ha affrontato con determinazione questa impegnativa sfida che, nel corso della stagione, ha portato ad inevitabili grosse pressioni. Ce l’ha fatta e ha ripagato la fiducia della società con una meritatissima promozione. È un coach molto professionale e amato dai suoi giocatori. E poi, come dice sempre lui, è un coach fortunato”.
Com’è stata, per lei, questa stagione?
“Parlo a nome di tutti i dirigenti, senza i quali non farei proprio un bel niente. È stata durissima, estenuante. Programmare, riprogrammare e gestire tutta l’attività societaria, in piena pandemia, è stata una vera impresa. Ci sono stati moltissimi ostacoli e imprevisti, il più grosso sicuramente le dimissioni dell’ex coach che mi hanno ferito personalmente. Ma sono stati tutti superati e NBR è arrivato dove nessuno avrebbe mai immaginato ad inizio stagione. A livello di prima squadra, essere primo in classifica per tutta la stagione e ritrovarsi secondo nell’ultima giornata, ha significato vivere in tensione continua per 10 mesi con un picco finale dell’arousal. Dico solo che perdere a Vicenza, dopo le 34 vittorie consecutive, è stato realmente liberatorio”.
Ringraziamenti particolari?
“Alla squadra e allo staff per avermi fatto perdere diversi anni di vita… Sicuramente a tutti i dirigenti che sono il vero motore dell’NBR. Al nostro Direttore Sportivo, Alberto Ferrari, l’ingaggio più importante di questa stagione. Al nostro main sponsor Sekal Microchirurgia Rovigo, in particolare al nostro primo tifoso, Dott. Massimo Camellin, e a tutti gli altri sostenitori economici senza i quali non esisteremmo nemmeno. Ma soprattutto chi mi sopporta e supporta anche a casa: Chiara Zago. Il merito di questi tre anni di successi va suddiviso fra tutti loro. Voglio ringraziare anche chi, per un motivo o per l’altro, non è più con NBR, ma ha contribuito a far diventare il club delle Pantere la più importante realtà di basket della provincia. Anche se ci siamo allontanati, più o meno bene, non dimentico chi in passato ha dato tanto all’NBR”.
Presidente, siamo forse arrivati ai titoli di coda?
“Non ancora. Prima, dobbiamo concludere i campionati giovanili e c’è ancora la finale (andata e ritorno) per il titolo veneto di Serie D. Poi, scorreranno i titoli di coda…”.