ROVIGO – La partecipata manifestazione di domenica 27 ottobre a Rovigo in Piazza Vittorio Emanuele (LEGGI ARTICOLO), preceduta dalla raccolta di 2.300 firme di cittadine e cittadini, ha riproposto all’attenzione pubblica l’importante questione della richiesta della ditta Ecopol di trasformare l’impianto di stoccaggio di via Amendola in un sito che potrà trattare terreni contaminati avvalendosi del cosiddetto desorbimento termico e della decisione di assoggettare o meno tale progetto alla valutazione d’impatto ambientale (VIA).
“Premesso che è sempre bene ricordare che su tali situazioni per il nostro Territorio deve fare da monito (che almeno a questo continui a servire) la drammatica vicenda di Coimpo che ha procurato morti sul lavoro e gravi danni ambientali – afferma Pieralberto Colombo, Segretario Generale Cgil Rovigo – si ripropone in Polesine il tema dello sviluppo, dell’avvio di nuove attività e della correlata compatibilità ambientale.
Come Cgil, insieme a Cisl e Uil, abbiamo da tempo posto – in ogni intervento pubblico o documento sottoscritto – come condizione imprescindibile che qualsiasi insediamento nel nostro Territorio debba necessariamente guardare a due compatibilità: in primis quella ambientale a tutela della salute di tutti, lavoratori e cittadini, e quella sociale intesa in particolare come portatrice di buona occupazione in termini salariali e di condizioni di lavoro.
Non possiamo più rischiare di creare un “conflitto” tra lavoro e tutela dell’ambiente e, conseguentemente, della salute che devono andare invece di pari passo, non esistendo alcuna ragione che possa giustificare il sacrificio della salute pubblica sull’altare del profitto, da qualsiasi parte arrivi.
Per tale motivo, ancor più su una questione così delicata, anche come Cgil di Rovigo sosteniamo la necessità che il progetto Ecopol sia sottoposto alla valutazione d’impatto ambientale. A maggior ragione su questioni così delicate, ogni verifica approfondita legata alla tutela della salute e dell’ambiente è certamente doverosa e mai superflua.
Non si tratta di posizioni “contro” in maniera aprioristica, ma di cautela e responsabilità che dovrebbero veder lavorare insieme società civile, parti sociali, istituzioni e politica locale, anche di là delle pur legittime appartenenze politiche”.