ROVIGO – “Il Governo dichiari lo stato di emergenza per il fenomeno della siccità che sta interessando il Veneto e, in particolare, il Polesine”. L’appello viene lanciato da Cia Rovigo: la portata del fiume Adige nelle prime due settimane di aprile ha registrato un -53% rispetto alla media storica mensile (dati dell’ultimo bollettino Arpav). E proprio lungo l’argine dello stesso Adige, al confine fra le province di Padova e Rovigo, si sono formate delle “spiaggette” a causa del ritiro delle acque. Fra gli altri numeri più significativi, sempre nelle prime due settimane di aprile in provincia sono caduti, mediamente, appena 23 millimetri di precipitazione. Numeri mai visti, precisa il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini “che stanno mettendo a rischio la germinazione del mais e della soia, le principali colture del Polesine”. “Sosteniamo la Regione, che ha chiesto ufficialmente al presidente del Consiglio Mario Draghi e al Capo della Protezione civile Fabrizio Curcio uno stato di emergenza che possa definire le modalità di gestione sovraregionale della crisi idrica”. Servono, inoltre, degli specifici sostegni economici per garantire il ripristino dei danni subiti da parte degli imprenditori agricoli. “La penuria di acqua, in un contesto in cui la guerra in Ucraina condiziona l’arrivo delle materie prime, ha dei risvolti negativi pure sull’indotto che ruota attorno all’agricoltura, dalla ristorazione alla ricettività”.

Secondo Faccini, peraltro, “le Istituzioni sono tenute a ragionare non tanto e non solo sulla siccità, quanto sulla questione più generale dei mutamenti climatici. Ormai ci stiamo abituando a nubifragi improvvisi alternati a periodi aridi”. Motivo per cui, prosegue, “nei mesi scorsi Cia ha interessato l’esecutivo affinché trasferisca risorse adeguate finalizzate alla costruzione di piccoli bacini montani e di pianura, strutture in grado di trattenere l’acqua quando ce n’è in abbondanza, per poi rilasciarla nei periodi di maggiore siccità ad uso civile, industriale e agricolo”. Oltre che per la realizzazione di una rete di impianti pluvirrigui in grado di provvedere all’irrigazione dei terreni agricoli in modo preciso e mirato, senza sprechi. “Questi interventi, a cura dei Consorzi di Bonifica, potrebbero rientrare sia nell’ambito del PNRR che in quello del nuovo Psr, Programma di sviluppo rurale”. “Le imprese agricole devono essere messe nelle condizioni di sopravvivere – conclude – Sono state bastonate dal covid, prima, e dalla crisi internazionale, adesso. Se la prossima estate sarà veramente arida, coi bacini in difficoltà già a fine aprile, il comparto rischia il ko”.