Ancora una aggressione alla polizia penitenziaria in carcere a Rovigo

Una struttura classificata in maniera diversa dalla realtà, con problemi di mancanza di personale, convivenza tra detenuti, senza direttore e comandante in loco

ROVIGO – Fuori dai cancelli della Casa circondariale di Rovigo le bandiere delle sigle sindacali degli agenti di Polizia penitenziaria, all’interno della struttura le problematiche, ormai croniche, della mancanza di personale, di una classificazione non adeguata del carcere, di una convivenza difficile tra detenuti che appartengono a tre fascie di sorveglianza diverse, oltre agli ex tossicodipendenti ed i soggetti classificati come psichiatrici.

Giacomo Pasquale, Segretario Provinciale della Uil Pa di Rovigo ha raccontato l’ultimo episodio di violenza subita da un collega poche ore prima, nella tarda serata di domenica 8 ottobre.
L’agente è stato immobilizzato da un detenuto italiano sui 40 anni, minacciato con un rudimentale coltello ed è risultato ferito con una prognosi di 10 giorni durante le operazioni di intervento da parte dei colleghi che hanno ripristinato l’ordine.

“Poteva andare molto peggio” raccontano i colleghi che riferiscono come la tensione possa sfociare nella violenza proprio perchè i detenuti si accorgono che il rapporto tra “ospiti” ed agenti è, in alcuni casi, dell’ordine di 1 a 100.

L’episodio di aggressione è avvenuto con un detenututo sottoposto alla cosidetta Alta sicurezza, la fascia 1 di quei livelli che a Rovigo non vengono riconosciuti essendo la struttura classificata come fascia 3.

L’uomo responsabile dell’aggressione è un soggetto ristretto per reati di spaccio che pretendeva, con la violenza, un colloquio extra, anche solo in videotelefonata, oltre a quelli di cui aveva già goduto. L’uomo è riuscito ad afferrare l’agente con violenza dal polso, l’ha immobilizzato girandogli il braccio e l’ha minacciato con una lama tagliente alla gola, realizzata con materiale di latta, intimandogli di non muoversi. L’intervento del personale operante e quello richiamato in servizio ha scongiurato il peggio e ripristinato l’ordine e la sicurezza.

“E’ del tutto evidente che la frequenza con la quale si registrano eventi critici all’interno delle carceri impone di suggerire ai vertici dell’amministrazione un cambio di rotta e soluzioni immediate” affermano i sindacati che lamentano come le promesse del sottosegretario di Stato Andrea Ostellari sono rimaste lettera morta: “Nella sua ultima visita al carcere di Rovigo si era impegnato nella corretta classificazione della struttura che non ospita solo detenuti di terza fascia – ricorda per la Cgil Funzione Pubblica di Rovigo Davide Benazzo – solo così potremo contare su più agenti, risolvere il problema della mancanza di un comandante degli agenti e di un direttore della struttura. Solo negli ultimi 10 mesi – conclude Benazzo – a Rovigo si sono avvicendati, a scavalco, per massimo 1 o 2 giorni la settimana, ben 4 direttori e 5 comandanti”.

Sei mesi fa l’ultima protesta per rappresentare all’opinione pubblica e alle istituzioni del territorio, e non solo del territorio, le problematiche e le criticità che affliggono il personale di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Rovigo, da allora nulla è cambiato, anzi. “La situazione ha visto un drastico peggioramento” afferma Nicola Parisi, dirigente sindacale presso la casa circondariale di Rovigo.

”Alle frequenti aggressioni(che una volta erano una rarità), alla perdurante assenza di un direttore effettivo, alla mancata riclassificazione dell’Istituto (da livello 3 a livello 2), al costante utilizzo del servizio straordinario (28.000 ore al 31 agosto), si aggiunge la perpetrata politica scellerata di assegnazioni che ha portato ad avere ristretti, oggi, circa 250 detenuti, tra cui anche detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza”.
Antonio Landino, consigliere nazionale FNS-CISL aggiunge: “In continuazione alla protesta già iniziata lo scorso marzo, tradottasi poi nello stato di agitazione proclamato da tutte le organizzazione sindacali, oggi siamo di nuovo qui, e torneremo se sarà necessario, perché, oltre alla assegnazione di un comandante di reparto, poco o niente è stato fatto per migliorare l’ambiente lavorativo della Polizia penitenziaria di Rovigo. Pretendiamo, dunque, il giusto interessamento da parte dell’amministrazione, in primis, e da tutte le istituzioni che agiscono nella sfera d’interesse di questo istituto e, quindi, sull’ambiente di lavoro di poliziotte e poliziotti che qui prestano servizio e servono, silenziosamente e con abnegazione, il nostro Paese.
La sicurezza e la dignità sul posto di lavoro sono un diritto di tutti i lavoratori, compresi i penitenziari.”

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