VENEZIA – Alla fine è arrivata al voto in Consiglio regionale Veneto la proposta di legge 97 che è stata approvata con il voto favorevole di tutti i presenti della maggioranza, a parte l’astensione di Stefano Valdegamberi, e con l’astensione della minoranza.
Il proponente della legge, Roberto Bet, nel corso della seduta che ha esaminato e votato le decine di richieste di emendamento all’articolato della Legge, ha difeso l’impostazione del No della Regione Veneto al fotovoltaico a terra sui terreni agricoli affermando: “il fotovoltaico è consumo di suolo tout court, anche se agrivoltaico. Non siamo più negli anni Settanta quando la zona agricola era considerata un’area ad edificabilità differita, oggi dobbiamo tutelare le aree agricole con tutte le nostre forze perché la terra che viene occupata dagli impianti non vedrà mai più la luce del sole e quindi diventa terreno sottratto all’agricoltura, per sempre”.
L’unica nota positiva in un quadro che preoccupa fortemente la possibilità di produrre energia elettrica zeroemissiva in Veneto è stata l’accoglimento parziale da parte del presentatore Bet dell’emendamento proposto da Arturo Lorenzoni e Cristina Guarda che chiedevano di modificare il rapporto 1-20 iniziale (Bet), ovvero fino ad un massimo del 5% del fondo agricolo destinato a pannelli agro fotovoltaici, al rapporto 1-10 (Lorenzoni) ovvero fino al massimo del 10%. Bocciata la proposta di Lorenzoni 1-10, si è proposto come mediazione di arrivare al rapporto 1-15 (Guarda) ovvero il 7,5% della superficie agricola. La modifica è stata approvata dal consiglio con il parere favorevole del presentatore Bet.
Bet ha dichiarato che l’iter della Legge 97 si è protratto per “mesi complicati e difficili perché siamo partiti da zero in chiave normativa. In Veneto ci sono 7 km quadrati di impianti fotovoltaici a terra, ma rappresentano una minoranza rispetto a quelli che non sono installati a terra, che invece sono l’80% degli impianti presenti – ha riportato al consiglio veneto il presentatore del Pdl Roberto Bet – Abbiamo quindi deciso di seguire quello che i veneti hanno già deciso di fare fino ad oggi. Le norme del Governo invece sono state da assenti a schizofreniche, oggi in Veneto abbiamo creato una norma che non limita la libera iniziativa economica, ma abbiamo semplicemente detto che in zona agricola l’edificabilità è ad appannaggio solo dei coltivatori.
Tuteliamo l’ambiente, il paesaggio, la storia e l’identità veneta che non verrà contaminata da questo tipo di impianti. Non è una legge ideologica che limita il fotovoltaico, ma anzi siamo favorevoli alle rinnovabili ma, cum grano salis, come dicevano i latini”.
Mentre Roberto Bet nelle dichiarazioni conclusive confida che la legge diventi punto di riferimento nazionale per la disciplina del fotovoltaico a terra su terreni agricoli, Arturo Lorenzoni non ha nascosto il giudizio fortemente negativo alla legge.
“Per la tutela di un paesaggio che riteniamo identitario si sta compromettendo l’ambiente, soprattutto alla luce del momento storico che stiamo vivendo. Non stiamo vivendo una transizione energetica, dobbiamo dare una svolta.
Le regole chiare che stiamo dando al mondo agricolo è un segnale fortemente negativo che stiamo dando all’esterno del Veneto, all’Italia ed all’Europa. Stiamo scrivendo un codice della strada stile ‘900 per normare la circolazione di automobili che guidano da sole.
Abbiamo perso una grande occasione e rinnovo l’invito a lavorare a favore delle rinnovabili per costruire e non frenare” ha dichiarato Lorenzoni al termine dei lavori sugli emendamenti.
Il voto dell’aula ha dimostrato la forza della maggioranza del presidente Luca Zaia che ha commentato: “Bene, è stata votata una norma di buon senso, ringrazio la mia squadra e la maggioranza, per aver approvato una legge che vuole portare sì il Veneto a produrre più energia rinnovabile con gli impianti fotovoltaici, ma rispettando il paesaggio e i nostri preziosi terreni agricoli – ha commentato Zaia – Un grazie va anche ai colleghi di Giunta che hanno portato avanti un ottimo lavoro di squadra”.
“Il Pdl 97 è una legge che si preoccupa di frenare invece che di accelerare gli investimenti nelle fonti rinnovabili” il giudizio già espresso da Arturo Lorenzoni (LEGGI ARTICOLO) ribadito in aula consiliare regionale.
“Il Pdl 97 approvato stamane in Consiglio porta con sé un messaggio contrario rispetto a quello che un’amministrazione responsabile dovrebbe dare”. Così il Portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, nonché docente di Economia dell’Energia all’Università di Padova, Arturo Lorenzoni: “Avremmo dovuto lavorare per individuare le aree idonee dove stimolare gli investimenti, come ci chiede la Commissione Europea con il Piano Repower EU del maggio scorso. E invece abbiamo dedicato tempo, e pure molto, ad allargare le zone ritenute non consone”. Nessuna visione, dunque. Per raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050 – nello specifico, dai 200 MW installati in Veneto nel 2021 a oltre 1.000 MW necessari per ciascuno dei prossimi anni – “dovremmo almeno quintuplicare gli investimenti nel fotovoltaico. Senza compromettere la nostra agricoltura, ci mancherebbe, ma questo non è nemmeno in discussione” (LEGGI ARTICOLO).
Peraltro, in Veneto, tra il 2000 e il 2016, la superficie agricola totale si è ridotta di 150mila ettari. “Ne basterebbero meno per centrare il risultato, anche collocando tutti i pannelli a terra, cosa che peraltro nessuno auspica e nemmeno immagina. In altri termini, non esiste nemmeno in teoria un pericolo di interferenza con il comparto del primario”.
Durante la seduta Lorenzoni ha poi ribadito “questo provvedimento è orientato a mettere ulteriori paletti rispetto alla normativa nazionale, con la motivazione della tutela del paesaggio. Un compito condivisibile, ma che pone un rischio per l’ambiente inteso come l’ecosistema che tutti conosciamo”.
Per Cristina Guarda di Europa Verde la legge regionale sul fotovoltaico a terra produce più burocrazia che energia.
“Sono stati approvati alcuni nostri emendamenti, ma in questo modo non si favoriscono transizione energetica o agricoltura – dichiara la consigliera regionale Guarda – Il provvedimento votato oggi non accontenta nessuno e rischia di rivelarsi un requiem per i futuri impianti proprio in virtù degli indicatori presuntivi di non idoneità, visto che si delega completamente ai tecnici di Giunta qualsiasi decisione sulla idoneità di un impianto. Grazie a un nostro emendamento si è riusciti, in modo bipartisan, a modificare il famigerato articolo 4 sulla porzione agricola dedicata all’impianto fotovoltaico, portandola a 1/15 dell’area agricola in questione, contro 1/20 inizialmente previsto.
Poiché la neutralità climatica rimane un obiettivo irrinunciabile, l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti non sarà sufficiente, per questo dobbiamo poter integrare la produzione di energia con le colture e l’allevamento posizionando i pannelli fotovoltaici nei campi, con sistemazione “mobile” a inseguimento solare e a una altezza che consenta anche ai mezzi agricoli di poter lavorare i campi o agli animali di pascolare. Nonostante il lavoro svolto in tutti questi mesi in Commissione, oggi è stato approvato un provvedimento che rischia di rimanere su carta, privo di una visione che sappia condurre la nostra Regione a essere competitiva in termini di sostenibilità e rinnovabili con gli altri Paesi europei”.