Casa di riposo di Adria a rischio, Mori e Barbierato pronti alla fusione per un soggetto unico provinciale

Il presidente Simone Mori spiega il pesante passivo della Casa di riposo: 1,15 milioni di mancati incassi per Covid, aumenti energetici da 300.000 euro e 850.000 euro di mancate entrate per 25 ospiti per adeguamento Cpi. Totale oltre 2,5 milioni di euro

ADRIA (Rovigo) – “La trasformazione delle Ipab in Aziende pubbliche di servizi alla persona (Apsp) è ferma da 25 anni in Veneto. Tale riforma, se venisse portata avanti, consentirebbe sinergie molto avanzate nella gestione del comparto sociale del territorio e creerebbe fonti alternative di sostegno delle IPAB” afferma il presidente del Csa di Adria, la locale casa di riposo, Simone Mori.

“Quanto è successo negli ultimi due anni con una pandemia senza precedenti e la crisi energetica dettata dalla guerra in Ucraina, si sono venute a creare situazioni che hanno generato un escalation di costi, che nè Regione e nemmeno lo Stato hanno pensato di compensare, se non in piccolissima parte.    

I problemi di Adria – prosegue Mori – sono i problemi di tutte le Ipab venete, testimoniate dal presidente Roberto Volpe dell’associazione Uripa (Unione Regionale Istituti Per Anziani Della Regione Veneta).

Nel 2021, – entra nei dettagli il presidente  Mori – i mancati introiti  in struttura dovuti al blocco degli accessi imposto dall’Ulss 5 Polesana, in seguito all’emergenza del Covid, hanno fatto registrare un mancato introito al Csa di circa 1.150.000 mila euro che  si è sommato all’aumento dei costi energetici (riscaldamento ed energia elettrica) di circa 300mila euro, il doppio rispetto all’anno precedente. Altra spesa non prevista, sono stati i 271 mila euro per i costi Covid. Un totale di 1.721.000 euro che sommati agli 850 mila euro, previsti come mancate entrate dei 25 ospiti del nucleo dove sono in corso i lavori per il Cpi, si arriva a 2.571.000 euro. Una tempesta perfetta”.

“La visione per il futuro – commentano il sindaco uscente Omar Barbierato e il presidente Mori –  è quella di prendere l’esempio di quanto è stato fatto in provincia di Treviso o in provincia di Venezia: un unico nuovo soggetto tra le Ipab della provincia di Rovigo, per arrivare ad avere un unico interlocutore, dove nei tavoli della Regione e di Ulss, possiamo far valere la compattezza di un’unica struttura, che ha una voce unica, e che può essere partner di Ulss, pensiamo alla gestione di alcuni servizi del territorio, che oggi sono in capo alla parte sanitaria provinciale e domani può essere gestita dal nuovo soggetto con attività mirate nel Polesine attraverso le strutture associate che compongono il territorio”.

“Se non andiamo tutti oltre il campanilismo politico territoriale, dando vita a quanto detto, rischiamo di trovarci sommersi nel deserto” conclude Simone Mori.

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