Lendinara, posata una pietra d’inciampo per ricordare Herbert Marchaab

Era un ebreo che ha vissuto “forzatamente” per due anni in città in vicolo Castello, al civico 1, prima di essere deportato e ucciso ad Auschwitz 

LENDINARA (Rovigo) – Era stato deciso in occasione della Giornata della Memoria, su proposta della sezione locale dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti (Anppia) di Lendinara. Finalmente, in occasione della festa della liberazione dal nazifascismo, il 25 aprile il sindaco Luigi Viaro ha proceduto alla posa della pietra d’inciampo per ricordare Herbert Marchaab. Non sono i calendari che fanno la storia… – ha sottolineato Viaro nel suo ultimo 25 aprile da sindaco – Avremmo bisogno non solo di pietre, ma di “montagne” d’inciampo, perché spesso dimentichiamo molti insegnamenti della storia…e della pace ci ricordiamo quando nei media vediamo tragedie che riguardano altri convincendoci che qui non succederanno mai. Questa pietra d’inciampo sia una riflessione per tutti per evitare la violenza, anche quella delle parole”. A sugellare un ideale passaggio di memoria che si fa storia, la pietra è stata posata dal sindaco con l’aiuto di un bambino. 

Herbert Marbach, era un ebreo che ha vissuto “forzatamente” per due anni in città in vicolo Castello, al civico 1, prima di essere deportato e ucciso ad Auschwitz. La sua vicenda è stata ricordata dal direttore della cittadella della cultura Nicola Gasparetto, traendo spunto dagli archivi comunali e dalle memorie del figlio Georg.

Marbach, nato il 25 aprile 1906 a Vienna, lavorava nel settore tessile “specializzato nella decorazione dei tessuti”, viveva in Slovenia con la moglie Helena Cervenà, cattolica e col figlio Georg, nato nel 1938. Quando nel 1941 ci fu l’invasione delle truppe naziste, cercò rifugio a Lubiana (allora amministrata dall’Italia) ma fu trasferito al campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, da dove, nel novembre 1941, venne smistato a Lendinara come internato, in residenza coatta. Qui trovò alloggio in un appartamento di taleMassimiliano Zanetti, in vicolo Castello.Poco si sa della sua vita a Lendinara. Qualcosa emerge dalle lettere conservate dal figlio nelle quali, attraverso il filtro della censura, descriveva le condizioni di vita. per cui sappiamo qualcosa sul clima, sul cibo e sulla benevolenza della popolazione. Dopo l’8 settembre del ’43″ tentò la fuga ma a Roma fu catturato in una retata, il 25 marzo 1944, e incarcerato. Inviato a Fossoli, sarebbe poi finito a Bolzano Gries il 2 agosto 1944, prima di raggiungere Auschwitz dove morì. 

Ecco perché – ha spiegato Gasparetto, – la pietra è a Lui dedicata, fra le decine di ebrei che in quel periodo soggiornarono a Lendinara; perché fra tutti ebbe il destino più tragico”.

Ugo Mariano Brasioli

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