No Trivelle, tutti in piazza per la grande manifestazione di Adria

Appello ai Parlamentari contro la conversione in Legge del Decreto Energia che consente le trivellazioni in Adriatico in provincia di Rovigo

ADRIA (Rovigo) – Presentata nella sala del Consiglio comunale di Adria la manifestazione organizzata dal Comune guidato dal sindaco Massimo Barbujani, la rete dei comitati ambientalisti coordinata da Vanni Destro, Italia Nostra di Rovigo e l’Ente Parco regionale Delta del Po presieduto da Moreno Gasparini. L’appuntamento è per sabato 3 febbraio alle ore 10.00 in piazza Garibaldi ad Adria, per poi arrivare in corteo in piazza Cavour dove sarà allestito un palco per gli interventi.

Il coordinamento Polesine No Trivelle aderisce e sottoscrive il documento di Italia Nostra sezione di Rovigo: Appello ai Parlamentari di Camera e Senato.
Governo e Parlamento italiani hanno deciso che con la conversione in Legge del Decreto energia il Delta del Po diventa l’area meno tutelata al mondo.

Fanno parte del coordinamento Polesine No Trivelle i comitati ambientalisti a difesa dell’ambiente e del territorio polesano, le associazioni ambientaliste della provincia di Rovigo Italia Nostra sezione di Rovigo, Legambiente Rovigo, Lipu, WWF Rovigo.

Di seguito il documento che il Presidente di Italia Nostra della provincia di Rovigo Fabio Bellettato ha trasmesso al presidente del Senato Ignazio La Russa, della Camera Lorenzo Fontana, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy) ed ai presidenti di Regione Luca Zaia e Stefano Bonaccini.

Oggetto: Appello ai Parlamentari di Camera e Senato

La Camera ha approvato, in prima lettura, il testo del disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, come modificato in sede referente dalle commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) (A.C 1606-A).
Il disegno di legge è attualmente all’esame del Senato.

Con questa legge si avvicina ancora di più la minaccia di nuove estrazioni nell’area del Delta del Po veneto.
Tutto questo nonostante le valutazioni alle quali è giunto il Tavolo Tecnico Idrocarburi istituito dalla Regione Veneto con docenti delle Università di Padova e Venezia (Ca’ Foscari e IUAV) e ricercatori del CNR, che ha analizzato tutti gli aspetti della questione, da quello economico a quello ambientale passando da quelli geologico ed energetico, pervenendo il 16 ottobre scorso ad esiti inequivocabili.
Premesso che l’interesse legato alle estrazioni “non è compatibile” con la tutela ambientale e socio-economica del Polesine e del Delta del Po e che quindi è “inaccettabile” qualsiasi incremento di subsidenza connessa all’estrazione di gas metano in Alto Adriatico, vi sono allo stato “carenze conoscitive” che “non consentono di escludere effetti significativi sull’ambiente marino e costiero del Polesine e del delta del Po”.
Gli otto esperti incaricati hanno dunque sottolineato come proprio dal MASE non sia giunta alcuna garanzia scientifica sulla non invasività delle trivellazioni che in un territorio fragile che ha già pagato un pesante tributo in termini di sicurezza idrogeologica alle estrazioni di gas fermate all’inizio degli anni ’60 proprio per l’eclatanza del fenomeno della subsidenza indotta con abbassamenti del terreno medi di 2 metri con punte di 4.
Il rischio è che anche un ulteriore minimo abbassamento del territorio, combinato con l’innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico, porti a non rendere più gestibile il lavoro dei consorzi di bonifica, danneggi l’ambiente, le attività economiche importanti quali il turismo per l’erosione delle spiagge, la mitilicoltura e l’agricoltura per l’ingresso del mare in aree sempre più vaste.
È cieco inoltre pensare che la transizione energetica si faccia passando dal gas e men che meno dalle scarse risorse dello stesso nel sottosuolo nazionale che non garantirebbero né prezzi bassi e neppure autosufficienza se non per qualche mese.
Insistere sulla via delle trivelle e sul gas è, anzi, il voler mantenere in prospettiva la dipendenza energetica dalle forniture di Paesi stranieri e, nel contempo, provocare gravi danni socio-economici ed ambientali al nostro Paese.
È infine semplicemente paradossale che una normativa approvata con lo scopo, tra l’altro, di favorire la ricostruzione nei territori colpiti dagli eventi alluvionali del maggio dello scorso anno, rischi di incentivare nuove alluvioni in Polesine!
Quel che è certo è che con la conversione in legge del DL 181/2023 (si veda il nuovo art. 16, comma 3, del d.lgs. 17/2023 convertito nella legge 34/2022, come ora modificato dall’art. 2 del DL n. 181/2023 da ultimo convertito in legge) nel tratto di mare oltre le 9 miglia dalla costa compreso tra il 45° parallelo e 40 km più a sud, ossia tra Taglio di Po e Comacchio, d’ora in poi sarà possibile estrarre gas naturale non solo in deroga alla fascia di rispetto che esiste nel resto d’Italia, ma addirittura all’interno delle aree marine e costiere “a qualsiasi titolo protette”, ossia in forza di leggi regionali e nazionali, ma anche in attuazione di atti dell’Unione europea e persino di Convenzioni internazionali.
Insomma Governo e Parlamento italiani hanno deciso che il Delta del Po dev’essere l’area meno tutelata al Mondo!

Per tutto quanto sopra considerato, si fa appello a tutti i parlamentari perché ripensino a quanto già deciso. Italia Nostra sezione di Rovigo chiede con forza di non approvare questo testo di legge, in particolare la parte che riguarda le nuove concessioni per le estrazioni di gas in Alto Adriatico.

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