Recupero delle liste d’attesa, chi paga?

Cristiano Maria Pavarin della Uil-Fpl Rovigo affronta il problema, alla fine pagano i lavoratori stessi

ROVIGO – “Il recupero delle liste d’attesa? In Polesine si paga con i soldi dei lavoratori. Può sembrare un paradosso, invece è, in buona sostanza, quello che succede. Come Uil Fpl, infatti, non ci troviamo d’accordo sulla scelta di destinare le risorse residue del 2023 dei due fondi della produttività, che sono i soldi del cosiddetto “salario accessorio”, che è la parte ulteriore e variabile del trattamento economico dei lavoratori della pubblica amministrazione, stabilito dai contratti nazionali e modulato sulla base di competenze e prestazioni dei singoli lavoratori, a finanziare il piano regionale di recupero delle liste d’attesa”.

Sono le parole di Cristiano Maria Pavarin della Segreteria generale della Uil-Fpl Rovigo.

Tutto ha inizio lo scorso 8 aprile. Perché la Regione, per fronteggiare il problema delle liste di attesa e delle carenze di personale, ha elaborato un piano che prevede uno stanziamento aggiuntivo di 6,58 milioni per tutte le aziende del Veneto. Si tratta di un fondo stabilito a livello nazionale nel 2023 “per affrontare la carenza di personale infermieristico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del SSN e al fine di ridurre l’utilizzo delle esternalizzazioni”, che poi con l’ultima Legge di Bilancio, “sempre per far fronte alla carenza di personale sanitario, nonché ridurre le liste di attesa e il ricorso alle esternalizzazioni”, ha esteso a tutto il personale sanitario stanziando 80 milioni di euro. La quota del Veneto, appunto è pari a 6,58 milioni e, nella ripartizione regionale l’Ulss 5 Polesana ottiene 339mila euro per il primo semestre dell’anno. Soldi aggiuntivi che, si precisa nell’accordo regionale “va utilizzato in via prioritaria come strumento eccezionale e temporaneo per il contenimento delle liste di attesa nonché per la riduzione del ricorso alle esternalizzazioni, concorrendo all’incremento dell’offerta di prestazioni e/o per obiettivi aggiuntivi”. A Venezia l’accordo viene sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali.

Il 4 giugno l’Ulss 5 Polesana presenta alle organizzazioni sindacali territoriali un verbale di accordo per la destinazione dei 339mila euro aggiuntivi “per l’abbattimento delle liste di attesa delle prestazioni ambulatoriali con priorità D e P” e “per le attività chirurgiche e per le attività di urgenza-emergenza”. Il verbale di accordo, avallato dalla Regione, viene sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali, tranne la Cgil. Fin qui tutto bene. “E, come Uil Fpl, ci troviamo d’accordo anche nell’integrare l’accordo attingendo dall’avanzo della produttività per finanziare anche gli Oss che partecipano alle stesse attività degli infermieri che hanno ottenuto soldi aggiuntivi, ma che invece la Regione non ha considerato nel suo stanziamento.

Poi, però, l’azienda fa presente che la Regione, almeno per ora, non stanzia altre risorse per questo piano di recupero delle liste d’attesa per il secondo semestre dell’anno, e propone di ricorrere a 430mila euro presi sempre dall’avanzo della produttività di tutti i lavoratori del comparto. Quindi un piano con uno stanziamento nazionale e regionale viene alla fine pagato con i soldi che già sono dei lavoratori”. 

“Noi come Uil Fpl – conclude Pavarin – avevamo chiesto di spendere le risorse residue del 2023 per compensare il disagio diffuso, non solo nei settori considerati dal piano. Un disagio che è determinato dal carico di lavoro sempre per lacune nell’organico, che porta alla rinuncia di riposi. Perché ci sono tanti che stanno affrontando situazioni lavorative difficili. In tutti i reparti. Da anni. E, per capirsi, 430 mila euro divisi per i 2.650 lavoratori del comparto sarebbero circa 170 euro a testa. Poco, ma almeno una gratificazione. E senza lo smacco di dover invece, con questi soldi, mettere toppe dove non arrivano Stato, Regione e Ulss”.

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