Il ricordo di Stefano Padovan, ma memoria torna alla finale scudetto del 1988, la Rugby Rovigo vinse lo scudetto in extremis battendo il Benetton Treviso, il primo tifoso a raggiungere i Bersaglieri in campo fu proprio Corrado Marra

ROVIGO – E’ venuto a mancare pochi giorni fa un sedicesimo uomo in campo, tra i più grandi e appassionati: Corrado Marra (LEGGI ARTICOLO). Con Corrado se ne va un piccolo pezzo del patrimonio comune della collettività rugbistica di Rovigo. 

Corrado l’ho conosciuto per la prima volta in questo stesso mese esattamente 34 anni fa: era il 1988, all’epoca della famosa finale di Roma al Flaminio, dove il Rovigo conquistò il suo decimo scudetto. 

A pochi minuti dalla fine il Rovigo eravamo sotto con il punteggio. Noi tifosi non credevamo ai nostri occhi, eravamo impietriti e impotenti di fronte al dramma a cui stavamo assistendo. Il dramma poi ci sembrava ulteriormente aumentato dato che avevamo concluso il campionato in testa alla classifica generale  e avevamo raggiunto la finale dopo aver battuto clamorosamente il Petrarca. 

Maledicevamo la formula play-off che in quell’anno fu applicata per la prima volta al campionato nazionale di rugby. Ad aumentare il nostro sconforto quella sera iniziò anche a piovere sul finire della partita, e sembrava che gli dei del cielo cominciassero a piangere, come a prevedere in anticipo ciò che sarebbe accaduto di lì a poco tempo: il Traviso campione d’Italia.  Eravamo più di 5000 tifosi, scesi nella Capitale con il mitico treno rossoblu, e anche le cronache nazionali parlarono di noi come se si fosse svuotata una città del suo dieci per cento della popolazione, un enormità se paragoniamo questa percentuale a città ben più grandi della piccola Rovigo.  

Mancavano veramente pochi minuti alla fine del match e un giocatore del Treviso sparò via il pallone come a volerci ricacciare il più lontano possibile dalla loro area di meta. Ma il pallone non usci e al giocatore (Massimo Brunello) del Rovigo che lo raccolse non cadde in avanti, anzi. Cominciò a correre il più forte possibile in mezzo agli avversari scartandoli uno ad uno, sorpresi dal suo furore agonistico e dal suo spirito Bersagliere. Ne nacque a mio parere la meta più epica, più famosa e più esaltante della lunga e nobile storia della Rugby Rovigo. Non è possibile descrivere il tripudio di euforia e di gioia che si scatenò sul lato sinistro della tribuna centrale dello stadio Flaminio. C’era chi scoppiò a piangere dalla gioia zuppo di pioggia, chi s’inginocchio incredulo e stremato dalle forti emozioni, chi giurò eterno amore alla propria fidanzata, fu veramente un momento unico, irripetibile, magico, fu come un sogno che realizza nella realtà. La festa continuò ovviamente anche dopo la fine della partita e gli altoparlanti avevano avvertito gli spettatori che era proibito invadere il campo. Ebbene l’immagine più famosa di quello storico successo che tutti noi, ragazzi dei mitici anni ‘80 ricordiamo è proprio quella di Corrado con la sciarpa che corre a festeggiare verso i giocatori esausti, primo di tutti ad invadere il campo al fischio finale dell’arbitro, in quel momento tutti avremmo voluto essere lui. 

Questo fu Corrado allora e questo era Corrado fino all’altro giorno. Campione d’Italia con le squadre giovanili del Rovigo e della Monti, sempre presente allo stadio Battaglini, anche quando Doro Quaglio “contava col dito” i quattro sparuti spettatori rimasti dopo gli anni dei fasti e delle glorie, animatore di una pagina social rossoblu dove con incrollabile fiducia difendeva con la penna l’onore rossoblu dai critici e dai cinici. Ragazzo animato da un ironia vulcanica, originale, spassosa e farsesca, sempre rispettosa, aveva chiamato la pagina facebook  “moromaninatesauda” e ogni anno all’inizio del campionato veniva lanciato un nuovo sottotitolo sempre in forma goliardica, come quello inventato prima del tanto agognato scudetto del 2016: “ventisiéanichespeto”

Con Corrado se ne va non solo un bravo ragazzo padre di famiglia, ma anche una parte di noi, dei nostri ricordi di gioventù, della storia della rugby Rovigo, della storia di Rovigo. 

Ma l’eredità che ci lascia Corrado è molto ricca, incommensurabilmente grande, come la sua fede rossoblù, che ora continuerà a vivere in noi. 

Stefano Padovan

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultime notizie

Ultime notizie