BADIA POLESINE (Rovigo) – Da qualche tempo San Benedetto Po ospita la tela del Cenacolo del Bonsignori, oggetto in passato di un contenzioso legale fra i due comuni, finalmente conclusasi nel 1989 con l’attribuzione della proprietà a Badia.
Già l’8 maggio scorso, nel corso del convegno tenutosi al Teatro Sociale “Eugenio Balzan” e unanimemente definito “Un atto di grande valore culturale, di sensibilità e lungimiranza”, era stata in qualche modo sugella la pace fra i due Comuni. Il 25 giugno scorso, la “replica” del convegno in quel di San Benedetto Po, ha definitivamente cancellato ogni ombra e avviato un’amicizia fra le due località. Insomma da oggetto del contendere, la preziosa tela è divenuta elemento d’unione culturale e d’amicizia.
Il convegno di sabato scorso è stato aperto con la presentazione di Annalisa Marini, presidente del comitato biblioteca Bronziero e con i saluti del sindaco di San Benedetto Roberto Lasagna, per proseguire con gli interventi del locale assessore alla cultura Vanessa Morandi e degli omologhi ospiti Giovanni Rossi e Valeria Targa. A seguire ci sono stati gli interventi di approfondimento di Silvia Altafini e Paolo Aguzzoni. Quest’ultimo in particolare ha fatto la cronistoria delle vicende legate alla tela fin dal suo arrivo nel 1927 a Badia. Paolo Bertelli storico dell’arte ha parlato della tela, del trasferimento a San Benedetto Po e delle prospettive. Non meno interessante – a quanto riferisce la Marini – è stato l’intervento di Federica Guidetti, conservatrice del museo civico Polironiano, che ha riletto il dipinto da un punto di vista simbolico-iconografico. Hanno quindi preso la parola Chiara Scardellato, restauratrice e docente in restauro, Paola Artoni, del Laboratorio di Analisi non invasiva sulle Opere d’arte Antica, Moderna e Contemporanea (Laniac) di Verona. L’incontro si è chiuso con una visita guidata all’ex refettorio monastico, dove è esposta l’opera.
Questo il commento finale dell’assessore Valeria Targa: “È stata la ritrovata armonia a consentire di custodire il cenacolo in un luogo sicuro, fintantoché non termini il cantiere di riqualificazione del museo Baruffaldi”. Secondo l’Assessore, poter ammirare la tela nel Comune mantovano, nella sua naturale cornice di realizzazione, sino a quando il Museo non sarà completato “…è un segno di grande intelligenza amministrativa, tanto più che l’alternativa sarebbe stata di lasciarla chiusa in una scatola all’interno di un cantiere, occultandola alla vista del pubblico”. Poi l’assessore alla cultura, sgombrando il campo da qualsiasi timore sul non ritorno, ha tenuto a tranquillizzare: “La natura del prestito è fuori discussione (“carta canta”), semmai questa operazione dimostra la lungimiranza della buona amministrazione, che superando ogni pregiudizio, rilancia il messaggio che la cultura va condivisa”.
Come certificato dai due convegni (dell’8 maggio e del 25 giugno), nel nome dell’arte la tela può unire territori diversi, in una sorta di gemellaggio culturale fra amministrazioni comunali di territori e regioni diverse. Anzi Valeria Targa rilancia e conclude: “La buona amministrazione porta a questo tipo di sinergie, dalle quali possono scaturire nuove collaborazioni”.
Ugo Mariano Brasioli