La transizione energetica deve partire dal pubblico, ma bisogna fare presto

L'appello di Arturo Lorenzoni a Regione, Province, Comuni ed aziende pubbliche per l'autoproduzione energetica da rinnovabili, fotovoltaico in primis, per sconfiggere il caroenergia

VENEZIA – “La soluzione ai prezzi folli del gas per il venir meno dell’offerta russa non è il gas dal Gnl, ovvero il gas naturale liquefatto, ma la sostituzione del gas con la produzione locale di energia. Ora”. Col gas che oggi, giovedì 25 agosto, ha toccato il record di 318 euro a megawattora, fuori da ogni possibilità di spesa per l’economia italiana, Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell’energia all’Università di Padova, nonché portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, lancia la proposta dell’istituzione di una stazione appaltante unica a livello regionale finalizzata a gestire i bandi di gara per conto di tutti i soggetti pubblici intenzionati (e debitamente stimolati) a realizzare il proprio impianto a fonte rinnovabile.

“Si tratta di una misura semplice ed estremamente efficace – spiega – e la convenienza è ampiamente dimostrata”. Il punto di partenza è che solo la rapida sostituzione del gas in tutti gli usi ove questo sia possibile può dare delle risposte efficaci e definitive all’attuale, e futura, impennata del prezzo e contrazione dell’offerta”. A tale proposito, “il settore pubblico deve avere un ruolo di indirizzo e accelerazione della dinamica di sostituzione tecnologica. È urgente che tutte le pubbliche amministrazioni, Comuni, Provincie, Regioni, Aziende sanitarie, enti di ogni tipo, si dotino di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile; fotovoltaico in primo luogo, ma anche eolico ove la risorsa è disponibile a costi contenuti, per alimentare i propri fabbisogni”. Grazie a questo nuovo modello, gli enti pubblici saranno in grado di soddisfare il proprio fabbisogno ad un costo intorno ai 7-8 centesimi di euro a kilowattora, invece dei 65 euro a kilowattora, a cui adesso è quotata l’energia elettrica sul mercato. “Con risparmi da subito, e garantiti per i prossimi trent’anni – chiarisce il professore – Per procedere in questa direzione nel più breve tempo possibile, e con la difficoltà di approvvigionamento dei materiali che stiamo sperimentando, è cruciale la gestione degli appalti. Ecco perché è utile una stazione unica appaltante regionale”.

Fate presto, titolava un quotidiano dopo il terremoto dell’Irpinia, nel 1980 – conclude – Lo stesso appello lo lancio alle Istituzioni: ogni ritardo espone a costi enormi la pubblica amministrazione e l’intera economia”.

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