ROVIGO – Un progetto nato 4 anni fa, l’autore è Alberto Guerrini, 61enne rodigino, insegnante di Scienze, Chimica e Geografia al De Amicis di Rovigo. E’ noto alle cronache per gli sport acquatici, un passato da pallanuotista, poi triathlon e nuoto. Centinaia le gare disputate, titoli e podi di spessore nella categoria Master.
Molte la gare in acque libere, ma è diventato famoso per le sue incredibili traversate, anche in condizioni proibitive, dallo Stretto di Messina, al Lago Balaton in Ungheria, Loch Ness in Scozia solo per citarne alcune, ma sono decine.
Il rugby, una città in mischia, solo Alberto Guerrini, e pochi altri, potevano affrontare un percorso letterario-storico di questo tipo. Anni di ricerche in biblioteche, incontrando i parenti dei pionieri della palla ovale, scovando documenti originali dell’epoca. 6 mila scansioni tra articoli dell’epoca, documenti e fotografie. Presidente di MondOvale, associazione i cui obiettivi sono il recupero, la catalogazione e la digitalizzazione della documentazione, che riguarda il rugby di Rovigo e non solo, ha trovato alcune incongruenze sulla genesi dei Bersaglieri raccontata per decenni. Date e fatti che hanno proiettato la storia della Rugby Rovigo all’indietro.
La presentazione dell’opera “Li chiamarono Bersaglieri” (Piazza editore) venerdì 10 giugno, prima di Italia Emergenti – Olanda (LEGGI ARTICOLO), allo stadio Mario Battaglini. Ovviamente era presente l’autore Alberto Guerrini, l’incontro è stato moderato da Andrea Cimbrico, responsabile della Comunicazione Fir. Presente il padrone di casa Francesco Zambelli, presidente della Rugby Rovigo, il numero uno della Fir, Marzio Innocenti, Susanna e Franco Vecchi, Carlo Checchinato, Stefano Padoan presidente delle Posse rossoblù, e diversi presidenti delle società polesane.
Dopo il match spazio al Village (fronte Club House) con area ristoro e spazio culturale dedicato alla mostra organizzata da MondOvale sui precedenti storici della Nazionale Italiana a Rovigo.
La presentazione ufficiale alla città sarà giovedì 16 giugno alle 18, in Accademia dei Concordi, presentazione a cura del giornalista Ivan Malfatto e dell’ex presidente della Rugby Rovigo, Susanna Vecchi.
“Non pensavo che sarei arrivato a scrivere un libro – ha esclamato Alberto Guerrini – quando sono andato ad approfondire la storia dei pionieri mi mancavano dei dati, oltre alle icone classiche di Maci Battaglini e Lanzoni. Sono andato a cercare, ho trovato parenti e discendenti, sono venute delle storia incredibili. Come quella di Bruno Vallin, storie di ragazzi che ne hanno passate di tutti i colori, tra prigionia e campi di concentramento. A quel punto mi sono accorto che, in una città come Rovigo, non ci si può accontentare dei grandi nomi, a parte la prima data della partita allo stadio Gabrielli, fu il 23 marzo del 1930 (antecedente a quella conosciuta fino a qualche mese fa, ma non c’erano giocatori di Rovigo in campo, ndr). Personaggi come Arrigo Menarello, hanno avuto una importanza maggiore di Lanzoni durante la Guerra, ha fatto molte iniziative con la vera Gil, con ragazzi del calibro di Topa Milani, attività fondamentale per il futuro dei Bersaglieri. Ho dato risalto ai comprimari, che comprimari non sono”.
Il libro sarà nelle librerie di Rovigo, Treviso e Padova dalla settimana prossima, e dal racconto di Guerrini emerge una sorta di simbiosi proprio con la città all’Ombra del Santo. Padova e Rovigo, entrambe massacrate dal regime, sono rimaste in piedi grazie agli “eroi” del tempo.
Storie suddivise in capitoli, personaggi che raccontano un’epoca non solo ovale, come il documento originale della Prefettura di Rovigo. In un verbale del 48’ una dichiarazione che deve far pensare “Se abbiamo perso lo scudetto, è perchè quando siamo andati Napoli c’era gente denutrita”, giocavano a rugby per la città, ma facevano fatica a nutrirsi.
Guerrini ha anche ricostruito la genesi della denominazione di ‘Bersaglieri’ “Schiesari, Passadore e Masiero, erano solo in tre”.
La fame dei Bersaglieri, quella che per decenni è stata tramandata ai nuovi ‘bocia’. La frase simbolo è di Silvano Biscuola, icona vivente rossoblù: ”Non volevamo perdere mai”.
E’ nella chiusura del libro di Guerrini, e non è un caso.
Giorgio Achilli