Per l'ex assessore all'Ambiente si pretende troppo dalle utenze domestiche promettendo loro risparmi e poi penalizzandole solo in costi e "mai" in benefici. Se si volesse davvero far risparmiare la strada sono le isole ecologiche

LENDINARA (Rovigo) – Ha votato contro in consiglio comunale al nuovo servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani domestici che prevede il conteggio delle prese della frazione secca, ovvero quella indifferenziata da avviare in discarica, l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Lendinara Lorenzo Valentini, oggi consigliere comunale della maggioranza del sindaco Luigi Viaro.

Già nel 2015 ho commissionato ad Ecoambiente un progetto, realizzato, ma mai diventato esecutivo, che prevedeva l’abbandono del porta a porta e l’introduzione di isole ecologiche con cassonetti a calotta che si aprivano e registravano i conferimenti dei singoli utenti attraverso tessera magnetica” ricorda Valentini affermando che quello, dati alla mano, era il sistema per far risparmiare davvero le famiglie, ovvero le utenze domestiche.

Il servizio era organizzato ogni 30/50 utenze e rispettava il principio europeo del “Pay as you throw”, ovvero il pagare per quanto si conferisce (inquina), a differenza di quello che oggi vorrebbe essere chiamato servizio a tariffazione puntuale, con tutti i limiti del caso visto che si conteggiano le prese extra rispetto al servizio tariffato standard.

La raccolta differenziata spinta con il sistema introdotto da Ecoambiente, messa in progetto per ottenere una maggiore efficienza della stessa, può viceversa provocare un maggiore scarto sul rifiuto selezionato” afferma Lorenzo Valentini.
“La direttiva 2008/98/CE fissa, per i rifiuti urbani, un obiettivo di riciclaggio del 50% da conseguire entro il 2020. Con l’ emanazione della direttiva 2018/851/UE sono stati introdotti ulteriori obiettivi per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio, da conseguirsi entro il 2025 (55%), 2030 (60%) e 2035 (65%). Ben venga se arrivassimo al recupero del 90% dei rifiuti, ma tale percentuale “non” deve essere pretesa solo dalle utenze domestiche, promettendo loro risparmi e poi penalizzandole solo in costi e “mai” in benefici – sottolinea l’ex assessore – Il Polesine senza l’introduzione del sistema a microchip ha già abbondantemente raggiunto il livello di raccolta differenziata richiesta dalla UE“.

“È evidente che quanto messo in programma è decisamente ridondante rispetto a quanto richiesto dalla normativa. Il sistema di raccolta del rifiuto secco indifferenziato con bidone personalizzato dotato di microchip, ha sicuramente delle criticità. La Normativa ha stabilito le modalità della raccolta differenziata, in modo che le diverse frazioni di rifiuti, possano essere raccolte nel rispetto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità, riducendo al massimo la matrice di rifiuto destinata alla discarica.
Tuttavia eccedere, cercando di ottenere livelli di raccolta oltre il limite naturale, potrebbe compromettere il recupero dei rifiuti o in alternativa trasferire sugli impianti di recupero l’onere dello smaltimento, aumentando di fatto le tariffe per il recupero di tali matrici. Le modalità di raccolta differenziata, allo stato prospettate da Ecoambiente, appaiono di dubbia applicazione e in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, potrebbero presentare limiti, dovuti a comportamenti poco ortodossi da parte degli utenti, con incremento di costi, di sacchi di immondizia alterati e scaricati nei canali, nella transpolesana o lungo argini e strade, venendo meno alle finalità cui la differenziata è preordinata, ovvero una soluzione ecologicamente semplice e compatibile della gravosa questione dei rifiuti solidi urbani.

Etra ha già sperimentato nel 2015 il sistema con bidone personalizzato dotato di microchip, sarebbe bello vedere i dati reali della sperimentazione e capire il perché di molti Comuni, che hanno scelto di recedere da tale servizio, ritornando al sistema “semplice” tradizionale” conclude Valentini.

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